Low budget non vuol dire film brutti. Anzi, quando le risorse sono poche è di fondamentale importanza mettere in campo tutti gli altri mezzi che si hanno a disposizione, il problema, a questo punto, è riuscire a farlo nel modo migliore possibile.
Massimiliano Verdesca, all’esordio al cinema, è un chiaro esempio di coloro che hanno saputo gestire al meglio le risorse disponibili, creando una black comedy musicale di tutto rispetto. W Zappatore è un piccolo esempio di quanto il cinema italiano è ancora in grado di fare.
Tratto distintivo della commedia W Zappatore è la sua originalità, tanto nel soggetto quanto nel linguaggio. Protagonista è Marcello Zappatore, virtuoso della chitarra, tra i maggiori esponenti della musica metal leccese, che si è prestato a fare da protagonista alla commedia di Verdesca, già da tempo al lavoro su questo personaggio.
Un vero musicista che si finge musicista in crisi mistica. Lui, che suona metal satanista, si trova con le stigmati. Un problema non da poco, dato che Marcello Zappatore è già in costante lotta con la madre che lo vuole a tutti i costi far diventare un ragazzo serio con un lavoro serio.
Verdesca riesce a mettere insieme questo originale spunto narrativo con una scelta di cast molto particolare: a Marcello Zappatore, musicista nella realtà e mai passato davanti ad una macchina da presa, affianca una strepitosa Sandra Milo, nonna rocker divertentissima, che fa da contraltare all’immobilità espressiva, che qui diviene pura espressione, di un musicista attore per caso.
Stravagante e sinceramente divertente, W Zappatore si infila nella lunga serie di film che ultimamente sono stati girati in Puglia. Qui, però, a differenza dei tanti illustri colleghi, Massimiliano Verdesca impone, nuovamente, la sua originalità: al Salento ricco e barocco si sostituisce un’immagina del territorio visto nella sua parte meno brillante, un Salento lineare e piatto che si pone come compagno di viaggio di un personaggio, quello di Zappatore, alle prese con la scelta tra le due essenze più basilari dell’uomo, quella divina e quella umana.
Commenti (1)