A quanto pare il Ministro della Salute Lorenzin, vorrebbe vietare o limitare (non è chiaro) l’uso delle sigarette nei film e nelle fiction italiane. Un ennesimo tentativo di limitazione artistica, dopo quello sulle armi, che a molti appare privo di senso. Non ci stanno, in primis, proprio artisti e registi, che fanno un appello al Ministro, affinché la cosa non venga messa in atto.
Da qualche settimana circola un’idea che non sapremmo ancora se definire una proposta normativa, a quanto pare nata da un gruppo di oncologi insieme al Codacons, e ripresa dal Ministro Lorenzin, che auspicherebbe di controllare, limitare o addirittura vietare l’uso del fumo delle sigarette dei personaggi dei film italiani. Per onestà va aggiunto anche che questa ipotesi, questo provvedimento paventato, viene associato ad una serie di altri legittimi interventi indirizzati a contenere il danno del fumo negli spazi fisici: litorali, spiagge, auto con bambini a bordo. Noi non ci occupiamo di questi interventi, per molti versi sacrosanti, perché cerchiamo di dedicarci modestamente al nostro lavoro che è quello di immaginare, scrivere e girare storie per il cinema.
E a questo specifico proposito, con grande franchezza, sentiamo di dover esternare il nostro stupore e la nostra preoccupazione che ne possa venir fuori una norma che limiti in modo – scusate – davvero ridicolo la possibilità di raccontare la vita delle persone nei film. Peraltro questa ipotesi di norma, per fatale coincidenza, emerge proprio in giorni nei quali siamo tutti scioccati da orribili eventi che feriscono a morte la libertà d’espressione, vicende che ammutoliscono e che sembrano lontanissime da questa sciocchezza, ma che, a ben guardare, non sono poi così lontane. A differenza di come si usa fare nelle trasmissioni politiche, all’invito di entrare nel merito, serenamente e a cuor leggero, non entreremo nel merito.
Non spenderemo parole per canzonare chi ritiene vi sia un nesso causale tra i comportamenti reali e le suggestioni letterarie e cinematografiche. Non compileremo alcun elenco di opere immortali che hanno contribuito a formare il sentimento della vita delle persone proprio per la loro capacità e potenza di evocare qualcosa della natura umana e delle sue imperfezioni. Non elencheremo nemmeno tutto ciò che di sconveniente, seguendo questa logica, andrebbe limitato o vietato nei nostri racconti. Vogliamo soltanto ricordare che tale iniziativa se destinata – ma speriamo di no – a diventare disegno di legge dello Stato, chiamerebbe in causa questioni molto delicate: solo nella orribile tradizione degli Stati etici e/o confessionali l’ordinamento giuridico determina i comportamenti privati degli essere umani trattandoli non come cittadini ma come bambini da proteggere e da guidare.
Questa è solo la prima parte dell’appello, per la seconda, vi rimandiamo a questo link.