Unico film italiano in uscita il prossimo 24 aprile, Viaggio Sola, diretto da Maria Sole Tognazzi, segna il ritorno sul grande schermo della coppia cinematografica composta da Margherita Buy e Stefano Accorsi dopo Le fate ignoranti e Saturno contro.
Questa volta la protagonista, però, è la donna, la donna single senza figli che, per scelta o per caso, si trova ad essere sola in un mondo che non ne riconosce il ruolo e l’identità.
La protagonista di Viaggio Sola è Irene, una donna che ha superato i quarant’anni, niente marito, niente figli e un lavoro che le permette di viaggiare e di conoscere il mondo. Lei, infatti, è l’ospite a sorpresa, ossia il cliente in incognito che scruta, vaglia, controlla e poi giudica gli alberghi.
Perché Maria Sole Tognazzi ha deciso di mettere questa figura al centro del suo film?
In buona parte dei film in circolazione oggi c’è un tema ricorrente: la famiglia. Ma la grande assente in questo quadro è una figura che le statistiche danno al 17% della popolazione italiana – non proprio una minoranza – e in costante ascesa: lo scapolo di un tempo, che negli anni zero è la donna single e senza figli.
Io e i miei sceneggiatori abbiamo pensato che fosse venuta l’ora di renderle giustizia.
Irene, che non ha figli né un lavoro stabile, ma non si sente per questo una fallita, anzi, è pienamente soddisfatta.
Un concetto rivoluzionario rispetto a come sono sempre state interpretate le single, definizione moderna e più gentile di zitella, ma che ne porta, comunque tutti i tratti negativi:
Se una donna a quarant’anni è ancora sola, non ha avuto figli e non si affanna per averne uno anche a costo di trovare l’uomo sbagliato o un anonimo inseminatore; se questa donna ha un lavoro che ama, ma che le ha impedito di costruirsi un nido, una famiglia, state pur certi che tutti intoneranno la litania funesta che l’accompagnerà per il resto dei suoi anni: sbrigati a trovare un uomo e a fare un figlio, perché questa sembra essere l’unica ricetta per la felicità.