Venezia 2012 quinto giorno: La nave dolce, L’uomo che amava il cinema e 6 sull’autobus

Il Festival di Venezia 2012 inaugura la sua quinta giornata dopo gli applausi di ieri sera per E’ stato il figlio di Daniele Ciprì con protagonista Toni Servillo, primo italiano di questa edizione in concorso nella Selezione ufficiale della Mostra.

Oggi vi segnaliamo due proiezioni nella sezione Venice Days – Giornate degli autori, il documentario L’uomo che amava il cinema di Marco Segato e il film a episodi 6 sull’autobus, mentre per gli eventi speciali fuori concorso il documentario La nave dolce di Daniele Vicari.

6 SULL’AUTOBUS

Un vecchio autobus in giro per le vie di Roma. Una lunga giornata. L´autobus si riempie di persone e di storie. Poi si svuota. La gente sale. Scende. Facce, occhi. Attese. Talvolta incontri. Incidenti. Disguidi. Equivoci. Furti. Liti. Confidenze. Confessioni. Progetti. Piani. Bugie. Botte. Persino un dirottamento. Un percorso prefissato può diventare un viaggio. Ogni incontro può diventare una possibilità futura, o rimarginare una ferita del passato. Ad ogni fermata può fare salire colui che cambierà il corso della tua vita. Oppure no, e l´autobus riparte. Al prossimo giro salirà qualcun altro e un frammento della sua vita toccherà per un momento la tua. 6 sull´autobus non è solo una raccolta di sei cortometraggi, è un piccolo film fatto di storie che sei ragazzi si sono inventati passando dalle tavole di un palcoscenico al pianale traballante su ruote di un autobus di linea. E´ un film dai toni diversi, ma dalla struttura unitaria. Un viaggio fatto di tappe e incontri. Dove il protagonista è quello sguardo, quel tu invisibile che, sempre sull´autobus, osserva i personaggi vivere le loro avventure e passarsi il testimone, in un gioco che potrebbe continuare.

Il film si compone di 6 episodi diretti da altrettanti registi esordienti: Unghie di Emiliano Russo; La busta di Rita De Donato; Matrimonio d’arresto di Antonio Ligas; In buono stato di Simone Dante Antonelli; Crisi umana di Irene Di Lelio; Sagomatore di Giacomo Bisordi.

L’UOMO CHE AMAVA IL CINEMA

Piero Tortolina, ultimo bucaniere di una generazione che non arretrava davanti a nulla per amore del cinema, per la tutela della sua memoria storica, per il piacere di condividerne i tesori con gli spettatori anche del più piccolo cineforum di provincia. Piero Tortolina, padovano d´adozione, faccia da bad guy come quelli che adorava tanto nell´amatissimo cinema americano, collezionista di film e animatore di rassegne e scoperte su cui si è formata un´intera generazione di cinefili. Per festeggiarlo nella “sua” Venezia.

Il documentario di Marco Segato è dedicato a Piero Tortolina, un grande e raffinato cinefilo di origini siciliane che ha trascorso gran parte della sua vita a Padova scomparso nel 2007. Il film ha la forma di un viaggio in cui si incontrano le persone che lo hanno conosciuto e amato o hanno collaborato con lui: la compagna Ornella Buratto, critici e storici del cinema come Tatti Sanguinetti, Enrico Ghezzi, Gian Pietro Brunetta e altri.

LA NAVE DOLCE

L’8 agosto 1991 una nave albanese, carica di ventimila persone, giunge nel porto di Bari. Si chiama Vlora. A chi la guarda avvicinarsi appare come un formicaio brulicante, un groviglio indistinto di corpi aggrappati gli uni agli altri. Le operazioni di attracco sono difficili, qualcuno si butta in mare per raggiungere la terraferma a nuoto, molti urlano in coro “Italia, Italia” facendo il segno di vittoria con le dita. La Vlora è un vecchio e malandato mercantile. Il 7 agosto 1991 la nave, di ritorno da Cuba, era arrivata al porto di Durazzo, nella stiva diecimila tonnellate di zucchero. Sono in corso le operazioni di scarico quando una folla enorme di migliaia di persone assale improvvisamente la nave, costringendo il capitano a fare rotta verso l’Italia. Il motore è in avaria non c’è né cibo, né acqua. Solo zucchero. Scende la notte e il capitano evita anche una collisione. Il mattino dopo, ad attendere la Vlora c’è una città incredula e stordita e uno stadio di calcio vuoto, dove, dopo lunghissime operazioni di sgombero del porto, gli albanesi vengono rinchiusi prima del rimpatrio. Sono passati ventuno anni da quel giorno. La maggior parte di coloro che salirono sulla nave vennero rispediti in Albania ma gli sbarchi continuarono e qualcuno tentò ancora la traversata. Oggi vivono in Italia quattro milioni e mezzo di stranieri.

Nel 1991 avevo 24 anni. Ricordo l’arrivo della Vlora come una sorta di cataclisma mediatico. Quello sbarco segnò l’avvio di una rivoluzione socioculturale di proporzioni fino ad allora inimmaginabili. In questo senso La nave dolce è un film che mi si è imposto e mi ha costretto a superare lo schema narrativo in tre atti, prendendo a prestito strutture più ampie dalla tragedia e dalla narrativa classica. Così accanto alla potenza evocativa delle straordinarie immagini di repertorio, il racconto diretto dei testimoni tenta di restituire, nella molteplicità degli sguardi, il senso di un avvenimento che ha segnato la storia personale di migliaia di persone e quella collettiva del nostro paese.(Daniele Vicari)

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