Il Festival di Venezia inaugura la sua quarta giornata di proiezioni e come di consueto ci occupiamo della programmazione di pellicole italiane alla Mostra. Oggi c’è il primo film italiano in concorso nella Selezione Ufficiale, E’ stato il figlio di Daniele Ciprì verrà proiettato in serata dopo l’atteso The Master di Paul Thomas Anderson, uno dei favoriti alla vittoria finale.
E’ STATO IL FIGLIO
La famiglia Ciraulo abita nella periferia di Palermo. Nicola, il padre, si arrabatta per mantenere tutti rivendendo il ferro delle navi in disarmo. La loro vita anche in questa realtà molto dura, è serena. Un giorno un proiettile vagante, destinato a un regolamento di conti, colpisce a morte la figlia più piccola. La disperazione è incommensurabile. Si apre uno spiraglio di speranza almeno per un cambiamento economico quando Giacalone, il vicino di casa, suggerisce a Nicola di chiedere un risarcimento per le vittime di mafia allo Stato. Dopo varie peripezie tragicomiche viene concordata la somma. Sperando di ottenere a breve il denaro, la famiglia comincia a spendere prima di incassare, indebitandosi con tutti. Nicola cade nelle mani di un usuraio, amico di Giacalone. Quando finalmente la somma arriva, una volta pagati i debiti, l’importo iniziale si è ridotto. I Ciraulo non hanno un conto in banca. I soldi giacciono sul tavolo con intorno tutta la famiglia che deve decidere come investirli. Ogni proposta viene puntualmente smontata da Nicola che solo alla fine palesa la sua idea: comperare una Mercedes. Quella macchina è simbolo di ricchezza, unico vero riscatto dalla miseria agli occhi della gente. Ma la Mercedes diventerà per i Ciraulo il simbolo della Miseria della Ricchezza, strumento di sconfitta e di rovina.
In questo film ho ritrovato il sapore dei personaggi che mi hanno ispirato in passato e ai quali resterò sempre legato. Ad esempio Busu ricorda molto Tirone (Il ciclista di Cinico tv) che sbrigava le faccende degli altri per racimolare qualche soldo e non aveva relazioni con le donne. Questo mi ha dato la possibilità di sentire questa storia “mia” senza tradire la narrazione del romanzo di Alajmo. È stato il figlio è il risultato delle mie esperienze e della complicità di tutti i collaboratori che mi hanno accompagnato in questo viaggio. La famiglia Ciraulo è la famiglia che tutti potremmo essere, la proiezione del fallimento dei rapporti umani e dei limiti culturali. (Daniele Ciprì)
Nel primo pomeriggio per le proiezioni speciali fuori concorso ci sarà il documentario Clarisse di Liliana Cavani, per Venezia Classici oggi proiezione per le copie restaurate di Porcile (1969) di Pier Paolo Pasolini e Il caso Mattei (1972) proiettato nell’ambito dell’omaggio al regista Francesco Rosi insignito di uno speciale Leone d’oro alla carriera.
CLARISSE
Il documentario consiste in un’intervista realizzata in una comunità di suore di clausura per conoscere la loro vita e che cosa pensano.
Da un pezzo avevo una curiosità. Volevo incontrare una comunità di Clarisse per sapere come vivono oggi e che cosa pensano. È una comunità nata con Chiara d’Assisi che nel 1212 lascia di nascosto la famiglia per inserirsi nella “Fraternitas” di Francesco. Volevo filmare un incontro fatto di domande però senza fare prove o preparazione di alcun genere, per non perdere la freschezza dell’improvvisazione. E così è accaduto davanti a due camere, una per il totale fisso e una che facesse primi piani a quelle che via via decidevano di rispondere. La spontaneità e la libertà dovevano essere la cifra dell’incontro, che mi avrebbe permesso di capire che persone sono e le eventuali vivezza e ricchezza interiori. Fin dall’inizio io e i sei tecnici collaboratori siamo stati coinvolti con emozione dentro quelle vite avventurose.(Liliana Cavani)
Concludiamo con i documentari della sezione Venezia classici che oggi vedono la proiezione di La guerra dei vulcani di Francesco Patierno.
Nel 1949 Roberto Rossellini è all’apice del successo e condivide la vita artistica e affettiva con Anna Magnani, una relazione fatta di continui litigi tra amanti, destinata a durare ancora per poco. Una lettera inviata da Ingrid Bergman, dea e diva del momento, alla Minerva, casa di produzione di Rossellini un anno prima, viene recapitata al regista. La Bergman in quella lettera rivela tutta la sua stima per il Maestro. Rossellini, già noto tombeur de femmes tradisce e abbandona la Magnani e inizia una relazione con Ingrid Bergman. A sancire il loro amore, la collaborazione artistica per il film Stromboli, di cui la Bergman è protagonista. Anna Magnani cercherà di piegare e umiliare Rossellini, interpretando Vulcano di William Dieterle, una produzione cinematografica che diventerà una sfida a distanza ravvicinata da combattere sul campo comune delle assolate Eolie del dopoguerra. Protagonisti della storia sono Rossellini, prototipo dell’uomo mediterraneo, la Magnani presuntuosa, geniale, violenta e Ingrid Bergman, che – apparentemente insicura – compirà una scelta coraggiosa che le costerà l’ostracismo di Hollywood. Ma protagonista è anche l’isola di Stromboli e il vulcano sempre attivo: forte e magnetico regala ai protagonisti della storia la forza per scelte rischiose.
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