Valeria Allievi porta la Valle d’Aosta a Venezia 70 con il corto “Quello che resta”

di La Redazione

Per la prima volta in settanta anni alla Mostra del Cinema di Venezia ci sarà anche la Valle d’Aosta. A mostrarci uno dei lati meno conosciuti di questa splendida regione è Valeria Allievi, giovane regista valdostana trapiantata a Milano.

Valeria Allievi, infatti, parteciperà in Concorso con il suo cortometraggio Quello che resta alla sezione Orizzonti di Venezia 70.

 

Il cortometraggio Quello che resta di Valeria Allievi dura 20 minuti, durante i quali la regista ci porta all’interno di un mondo sconosciuto e silenzioso, quello delle miniere della regione, che sono le più alte di tutta l’Europa.

Queste miniere sono state una parte fondamentale dello sviluppo industriale della Valle d’Aosta fino agli anni ’70, quando poi sono state dismesse. Adesso, a prendersi cura di quel che resta delle miniere, sono due operai valdostani, figli di minatori, che si trovano da soli ad occuparsi della manutenzione di questo strano luogo.

Il racconto  – spiega la regista – segue i due operai che si occupano della manutenzione del sito. Un lavoro quotidiano svolto un luogo, o non luogo, che rischia di scomparire. Loro stessi sono figli di minatori da generazioni e per loro prendersi cura della miniera rappresenta anche un modo di restare in contatto con le proprie origini.

Tante immagini ma poche parole. I due operai parlano poco e quando lo fanno, utilizzano il Patois, la lingua della Valle d’Aosta:

I pochi dialoghi sono in Patois, lingua valdostana, che esalta l’originalità dell’opera. Ed è attraverso il viaggio nella miniera, compiuto con la lentezza dei gesti quotidiani, ripetitivi e dove le azioni divengono quasi ipnotiche, che emerge una riflessione poetica su quello che resta.

 

 

 

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