Ricky Tognazzi parla di Tutta colpa della musica, il film che presenterà fuori concorso l’8 settembre al Festival di Venezia 2011, in un’intervista rilasciata a La Repubblica. Il regista, che ha scritto la storia insieme a Simona Izzo e a Leonardo Milani, spiega:
E’ la storia di un secondo amore un film generazionale. Se ho cominciato con Piccoli equivoci, una commedia che raccontava le ansie e nevrosi dei trentenni, ora tento di avvicinarmi alle nevrosi, alle paure e alle speranze della nostra generazione. Cinquantenni e oltre. E della possibilità o meno di potersi costruire una vita. Nel film i due protagonisti sono due persone completamente diverse. Da una parte, c’è un uomo con la sindrome di Peter Pan, dall’altra uno che è sempre stato tranquillo, avvolto dal cordone ombelicale di una famiglia che lo ha un po’ accalappiato e costretto. Insieme trovano l’occasione di ricostruire qualcosa, la loro geografia sentimentale, quando sembra che sia troppo tardi. Uno pensa sia sempre troppo presto, che c’è tempo per fare le cose e Nappo ha sempre rimandato le decisioni importanti della sua vita con la scusa che era troppo presto mentre Giuseppe si è imprigionato dentro una routine familiare e ora ha l’occasione per uscirne e ricostruirsene un’altra. Ansie generazionali. Ogni età ha le sue.
Nel film la musica, composta dal maestro Carlo Silotto, è fondamentale:
n modo diverso dal solito. In genere uno affronta la musica nelle ultime fasi del film e il cosiddetto commento musicale viene a rafforzare, a trasformare quello che vedi. Nel caso di Tutta colpa della musica abbiamo dovuto parlare concretamente di musica fin dall’inizio perché c’erano cori e pezzi che andavano fatti in playback, quindi andavano scelti e scritti. La musica usata in modo immaginifico, un modo diverso di essere creativi, un’anomalia molto stimolante.