Sono passati uno dopo l’altro sul red carpet del Torino Film Festival i due film italiani selezionati in Concorso. Ieri è stato il giorno di Pif che ha portato a Torino il suo film d’esordio alla regia “La mafia uccide solo d’estate”, pellicola che ha riscosso un grande successo tra il pubblico e la stampa presenti e che sembra sia già stata inserita nella lista dei possibili vincitori.
Tra meno di due ore, invece, si terrà la proiezione de “Il treno va a Mosca”, documentario ‘on the road’ con immagini di archivio e filmati inediti che raccontano il viaggio di tre sognatori italiani alla scoperta del socialismo russo.
Autori di questa particolarissima pellicola sono Federico Ferrone e Michele Manzolini, che hanno già lavorato insieme per il documentario “Merica”, ai quali ha dato manforte Sauro Ravaglia, l’autore dei filmati in 8mm che sono alla base di questa pellicola. Per lui e per i suoi compagni Enzo Pasi e Luigi Pattuelli, tutti nati ad Alfonsine (piccolo paese in provincia di Ravenna), l’utopia del comunismo russo era più di un semplice sogno.
“Il treno va a Mosca” racconta proprio la nascita e la morte del grande sogno comunista in Italia affidandosi allo sguardo di chi l’ha vissuto: la traiettoria di Sauro è una parabola eccezionale della militanza, dall’utopia alla sua fine, perché la disillusione, per lui, non è stata un motivo di ritrattare gli ideali con cui è cresciuto bensì un momento di passaggio e di maturazione, trasformatosi poi in uno stimolo a continuare a viaggiare, cosa che ha fatto per tutta la vita.