Nel 1993 il regista Claudio Fragasso (Palermo Milano sola andata) dirigeva Teste Rasate, vero e proprio istant-movie con protagonisti Gianmarco Tognazzi e Giulio Base, che alla stregua del precedente Ultrà di Ricky Tognazzi cercava di raccontare in tempo reale il fenomeno del nazifascismo e dei cosiddetti Naziskin, gruppi giovanili di estrema destra che all’epoca proliferavano in tutta Europa diventando di fatto un fenomeno mediatico piuttosto rivelante.
Fragasso come farà in seguito Marco Risi con Il branco fotografa una realtà giovanile allo sbando che finisce inevitabilmente per sfogare un senso di frustrazione e mancanza di ideali nella violenza, nel film di Tognazzi attraverso il tifo violento, in quello di Risi con l’abuso sessuale e nel caso di Fragasso puntando ad un patriottismo distorto e all’epurazione violenta del diverso come unico mezzo per imporre una volontà debole amplificata dal branco.
Rivedendo Teste rasate oggi bisogna ammettere che il messaggio arriva forte e chiaro nonostante qualche fisiologico eccesso di retorica, grazie ad un paio di protagonisti coinvolti al punto giusto, Tognazzi è particolarmente efficace, mentre Giulio Base con pochissimi dialoghi lascia il segno. Il resto lo fa una cupa ambientazione metropolitana e una corposa dose di violenza anche verbale, nonchè tutti gli elementi tipici di una pellicola low-budget che in questo caso permettono alla pellicola di guadagnare in realismo.