Io sono morta, il corto horror di Francesco Picone

Qualche tempo fa vi abbiamo proposto un post dedicato al cortometraggio splatter-horror Io sono morta, opera seconda per il regista Francesco Picone che arriva dopo il divertito omaggio al cinema di genere dell’ottimo A Joke too Much.

Picone sfoggia una confezione notevole e un’apprezzabile cattivo gusto, nel senso più positivo ed orrorifico del termine.

Crediti:

Associazione Culturale Smallmovie presenta
Scritto e diretto da Francesco Picone
Cast : Federico Mariotti; Elisa Forti; Stefano Martinelli
Colonna sonora: Riccardo Iacono
Make up: Andrea Marmugi
aiuto regia: Simone Lagi; Santa Pellino; Nicola Maines
operatore, suono, scenografia: Francesco Picone
Post produzione : Francesco Picone
Prodotto da Francesco Picone

A seguire vi proponiamo il cortometraggio in formato integrale mettendovi in guardia sul contenuto che non risparmia violenza ed efferatezze varie e che quindi consigliamo a palati forti e ad un pubblico di cultori del genere.

5 commenti su “Io sono morta, il corto horror di Francesco Picone”

  1. Continuiamo a stupirci di come NESSUNO dica ciò che salta agli occhi immediatamente: questo è un plagio di Shadow, talmente insistito che è costretto ad accorgersene anche chi non vuole.
    Non stiamo attaccando il regista nè il corto, che può piacere o meno, ma l’onestà intellettuale che prima di recensire un lavoro, in un mondo non rovescito, dovrebbe essere imperativo morale.

    Rispondi
    • @Shadow:

      In un genere come l’horror che cannibalizza se stesso dalla notte dei tempi gridare al plagio ci sembra un tantinello fuori luogo, premesso ciò a proposito di “onestà intellettuale” in un post precedente abbiamo già notato e riportato le citazioni e gli omaggi (perchè è di questo che si tratta) al film di Zampaglione che converrai non è certo il primo a trattare certe tematiche:

      http://www.ilcinemaitaliano.com/io-sono-morta-trailer-poster-e-immagini-del-corto-horror-di-francesco-picone/

    • @Pietro Ferraro:
      Premesso che le citazioni sono materia delicata e che solo gente come Tarantino riesce ad inserirle in un contesto metalinguistico utile a creare una poetica personale, insisto col dire che qui si assiste alla riproduzione pedissequa di del film di Zampaglione, scena per scena, escluso il finale. Mi rassicuro di non aver visto qualcos’altro, perché assieme a me erano sbalorditi anche tutti i miei amici che lo hanno visto.
      Sul citazionismo dell’horror inoltre si discute da tempo, vedi Scream e company e personalmente credo che se uscisse qualche autore con una robusta personalità e ci regalasse qualcosa di nuovo e unico sarei molto più felice.
      Inoltre Shadow omaggia i maestri italiani con suggestioni, atmosfere, luci e situazioni, ma sfido chiunque a dire “quella scena è di Fulci o Argento o Bava”.
      Non si può nascondere dietro l’idea (ormai abusata) della citazione e dell’omaggio la mancanza di originalità.
      Ripeto, non ho niente contro il regista che non conosco e al quale auguro una luminosa carriera, ma l’onestà mi impone (ci impone) di dire ciò che è lapalissiano e inconfutabile: questo è Shadow a budget zero, e forse la sua fortuna è che il film di Zampagliene in italia non l’ha visto quasi nessuno.

  2. Sono uno degli amici di Shadow che hanno visto il corto “Io sono morta”.
    Nella risposta di Pietro Ferraro c’è la frase “gridare al plagio ci sembra un tantinello fuori luogo”: mi limito ad elencare due o tre cosine che ricordano vagamente, ma proprio vagamente, l’opera di Zampaglione:
    – L’inizio nella campagna
    – La tenda
    – Il torrente
    – La sparizione della ragazza
    – La tagliola
    – La vittima incatenata sul bancone, con bavaglio argentato
    – L’accensione della lampada
    – L’arrivo lento dell’essere misterioso
    – Le unghie lunghe
    – La magrezza e il muoversi nell’ombra
    – La scena lisergica in cui mangia l’insetto (invece di leccare il rospo) prima della tortura (con musica simile)
    – I disegni inquietanti sul muro
    – Il vagare di lui con la candela al suono del carillon (la c’era la famiglia carbonizzata)
    – La musica dei titoli di testa

    Ecco: per far gridare al plagio cosa avrebbe dovuto fare il regista, intitolarlo Shadow, firmarsi Federico Zampaglione con musiche degli Alvarius?

    Non è per rompere le scatole, ma ci sembra tanto evidente che essere descritti come in mala fede ci appare davvero strano.
    Comunque il regista sa mettere su il clima giusto, quindi secondo noi dovrebbe trovarsi un soggetto inedito davvero, ma si tratta di una semplice opinione.

    Rispondi
    • @Shadow 2:

      Credo che ci sia un malinteso, nessuno ha mai detto che i vostri commenti siano in malafede, tutt’altro sono ben argomentati, resta il fatto che io resto della mia opinione sul fatto che plagio sia un’espressione fuori luogo. La mia risposta era più che altro indirizzata al primo commento di Shadow 1 in cui si diceva che NESSUNO aveva notato alcune somiglianze con il film di Zampaglione, cosa non veritiera e che ci sentivamo in dovere di smentire, tutto qua. Grazie ad entrambi per gli interventi.

Lascia un commento