Sta per piovere e l’italianità degli immigrati

Terzo lungometraggio del giova regista italo-algerino Haider Rashid, Sta per piovere sarà nelle sale da questa sera. Un piccolo film indipendente, questo, che esce proprio in concomitanza con la nomina, e le tante polemiche, di Cecile Kyenge Kashetu come nuovo ministro per la cooperazione internazionale e integrazione.

Cosa c’entra questo con Sta per piovere?

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Mi chiamo Rashid, sono italiano e faccio il regista

Firenze, 1985. Nasce Haider Rashid, figlio di padre iracheno e di madre italiana. Rashid è nato in Italia, è italiano, ma anche lui tutti i giorni si deve confrontare con una doppia identità, una doppia patria, da un lato l’Italia, dove è nato e cresciuto, dall’altra l’Iraq, che non ha mai visto e che conosce solo dai racconti del padre.

Rashid ha un sogno: vuole fare il regista. E quale miglior modo di realizzare un sogno se non quello di iniziare a raccontare la sua esperienza?

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Sta per piovere e il dramma degli italiani di seconda generazione

Una produzione ad otto mani per Sta per piovere che vede coinvolti Italia, Iraq, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, una pellicola che ci racconta una storia toccante e molto più frequente di quanto non si pensi.

La storia è quella di Said, figlio di algerini ma nato in Italia che si trova, improvvisamente, a dover abbandonare il suo paese perché, quella che dovrebbe essere la sua patria, non lo riconosce come un suo figlio.

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