Unico film italiano in concorso a Cannes, La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino ha fatto il suo esordio ieri sera sulla Croisette. Pubblico e stampa attoniti, quasi storditi, da una pellicola che non si lascia ammaliare dal successo facile ma che si muove su un territorio difficile e pieno di insidie, ma che riesce, alla fine, a uscire vittoriosa.
Sì, le possibilità ci sono tutte. Ma per scaramanzia è meglio non dirlo.
Paolo Sorrentino è arrivato a Cannes con la moglie che lo ha accompagnato lungo il red carpet.
Emozionato, nonostante questa sia la quinta volta, il regista partenopeo è riuscito a strappare applausi – e anche qualche entusiastico bravo – dopo la proiezione per la stampa, notoriamente la più difficile, soprattutto quando si parla di Paolo Sorrentino a Cannes.
I francesi sentono la qualità e le possibilità del film di aggiudicarsi quel premio che in Italia manca da dieci e lo stroncano. Accusano Cannes di non badare al film ma di portare Sorrentino sulla Croisette solo perché è Paolo Sorrentino.
Ma visto i fatti, poco conta. La Grande Bellezza, un film barocco in cui Sorrentino si avvale di una cast di attori molto variegato, sui quali spicca, naturalmente, il sempre bravo Toni Servillo, porta sullo schermo il suo genio.
E’ quasi un esercizio di stile questa pellicola. Una provocazione a tutto tondo, nella forma e nella sostanza, Sorrentino dà sfogo a tutta la sua arte e esagera anche un po’. Ma forse era proprio questo il suo intento, lasciare tutti senza parole, con un film che, molto probabilmente, sarà stroncato dalla critica ma amato dal pubblico e che il revisionismo cinematografico considererà, tra qualche decennio, un indiscusso capolavoro.