S.B. Io lo conoscevo bene, documentario sulla storia umana e politica di Silvio Berlusconi firmato da Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella, uscirà nelle sale italiane il 5 febbraio, in piena campagna elettorale. La data di uscita programmata sta facendo discutere, ma i due registi assicurano che si è trattato solo di una coincidenza.
Che l’uscita del documentario S.B. Io lo conoscevo bene avesse potuto provocare u’ondata di polemiche era abbastanza scontato. Il documentario stesso parte da questo presupposto: Silvio Berlusconi è un uomo che ha diviso l’Italia e che continua a farlo, sia per quello che fa nella e della sua vita privata, sia, soprattutto, per quella pubblica, in modo particolare dopo che ha deciso di scendere in campo.
Un documentario puro, non un’inchiesta. Di quelle se ne hanno già tante, sia reali che cinematografiche e i due giornalisti hanno deciso di partire da un altro punto di vista, trattando l’argomento non in modo esclusivamente politico, ma più sociologico, ponendo all’Italia e agli italiani un interrogativo difficile: capire il perché di un tale tipo di fenomeno che non ha paralleli al mondo e, soprattutto, capire il perché tutto questo sia avvenuto proprio in Italia.
Il racconto di chi e cosa sono Berlusconi e il berlusconismo è affidato a chi, come dice il titolo stesso del documentario, ha conosciuto bene Silvio Berlusconi, da quando ha iniziato la sua carriera di intrattenitore a quando ha intrapreso quella di politico. Amici, nemici, sostenitori e detrattori: coloro che hanno seguito le gesta del Cavaliere, dalla sua ascesa fino al crollo poco prima di quello che sarebbe potuto essere il suo successo più grande (la poltrona del Quirinale) sono stati chiamati in causa per capire cosa ha fatto Berlusconi per arrivare fino a dove è arrivato.
Le voci, più o meno attendibili e condivisibili, del documentario S.B. Io lo conoscevo bene, sono quelle di Vittorio Dotti, Alessandro Meluzzi, Tiziana Parenti, Luigi Manfredi, Francesco Gironda, Paolo Pillitteri, Giuliano Ferrara i quali, alcuni da amici nonostante tutto, altri da ex amici, raccontano le potenzialità e i limiti dell’uomo politico Silvio Berlusconi.
Il taglio che Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella hanno voluto dare al loro documentario è quello della
ricostruzione dell’ascesa e declino da tragedia shakespeariana, di un uomo che ha segnato un’epoca, cambiando il corso della politica. E della storia d’Italia, con profonde rotture nella psicologia, nel costume e nella cultura di un popolo.
E abbiamo scelto di farlo con uno sguardo freddo, non emotivo, adottando, come idea narrativa, lo strumento dell’intervista, e di altre piste linguistiche utili a contestualizzare ed evocare, come il repertorio e l’animazione. Uno sguardo attento alla storicizzazione del personaggio e della sua vicenda (perché Berlusconi è il prodotto di una storia e di un’epoca), più che al giudizio politico-morale (o moralistico). Un punto di vista particolare. Non quello giudiziario delle Procure o dei suoi detrattori. Ma quello delle testimonianze dei suoi amici di un tempo, ormai ex amici, o presunti tali. Testimoni e protagonisti di un’esperienza in cui avevano riposto grandi speranze. E che poi, invece, hanno visto concludersi in modo davvero inglorioso