Carlo Carlei, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, parla di Romeo e Giulietta, il film interpretato da Hailee Steinfeld (Giulietta), Douglas Booth (Romeo), Stellan Skarsgard (il principe di Verona), Laura Morante, Tomas Arana (i Montecchi) e Paul Giamatti (frate Lorenzo), coprodotto da Rai Cinema, dedicato al celebre racconto shakespeariano, ma ambientato nel rinascimento:
Questo è il primo film che faccio su una sceneggiatura che non ho scritto io, ma paradossalmente non ho mai avuto tanta libertà creativa. Julian (Fellowes) ha scritto dialoghi magnifici e pochissima descrizione, lasciandomi la libertà di inventare l’ambientazione e sequenze che eliminassero la voce fuori campo. Venendo dalla Calabria so cosa significa una faida tra due famiglie che si distruggono per anni, mi è venuto facile inventare tornei e sfide tra le due parti. Nel film ci sono almeno cinque combattimenti molto movimentati e cruenti.
Il regista spiega perché ha scelto di spostare la storia nel Rinascimento:
Intanto Shakespeare non indica le date esatte, si ispirò alla traduzione della novella di Bandello che raccontava una storia scritta a sua volta da un vescovo e la rese immortale con la sua arte. Il Rinascimento è un’epoca molto più interessante per i colori, per l’arte, ho potuto ornare la cripta con Giotto, Raffaello, Piero Della Francesca, Antonello da Messina. E mi sono permesso d fare di Romeo uno che non si interessa alla faida, lo scopriamo mentre scolpisce una bellissima figura e quando è mandato in esilio si rifugia in una comunità di artisti a Mantova.
Anche il linguaggio sarà più moderno:
La sceneggiatura di Julian Fellowes è molto brillante, i personaggi parlano la lingua di Shakespeare, ma più moderna, come se la tragedia fosse stata scritta oggi. Abbiamo eliminato gran parte delle rime e il linguaggio, se pure mantiene una costruzione aulica, è molto comprensibile. E’ importante per arrivare a un pubblico giovane, ci sono generazioni che non hanno visto Romeo e Giulietta sullo schermo o che considerano il film di Zeffirelli troppo classico. La versione di Luhrman è interessante, ma è a parte, è più un film di Luhrmann che Shakespeare.
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