Dopo tanti anni passati dietro ai microfoni, Luciano Ligabue decide di passare dietro alla macchina da presa.
Dice che sarà una sola e unica volta, deve essere un’esperienza irripetibile, e, mutuando la sceneggiatura dalla sua raccolta di racconti Fuori e dentro il borgo, arriva al cinema con l’incredibile Radiofreccia.
Nessuno si sarebbe aspettato che un film di un regista esordiente, per di più un regista che nella sua vita fa tutt’altro, potesse riscuotere un successo del genere.
A parte i risultati al botteghino, che furono strabilianti, Luciano Ligabue per Radiofreccia riusci a portarsi a casa, quell’anno, tre David di Donatello (Miglior Attore Protagonista per Stefano Accorsi, Miglior Regista Esordiente e Miglior Fonico di Presa Diretta per Gaetano Carito), due Nastri d’Argento (Miglior Regista Esordiente e Miglior Canzone per Ho perso le Parole, scritta ed interpretata da Luciano Ligabue) e quattro Ciak d’Oro (Miglior Opera Prima, Miglior Attore Protagonista per Stefano Accorsi, Miglior Colonna Sonora e Miglior Film in VHS)
Oggi Correggio, il piccolo borgo dove è nato e cresciuto Ligabue e nel quale è ambientato Radiofreccia, anche se non viene mai detto esplicitamente, è in festa. Ci sarà Ligabue e una parte del cast, i bar e i ristoranti resteranno aperti e stasera ci sarà la proiezione del film sotto la torre di corso Mazzini, quella torre che nel film è la sede della radio.
Ligabue si cimenterà di nuovo alla regia qualche anno dopo, il film è Da zero a dieci del 2002, ma non otterrà lo stesso successo. Stefano Accorsi, che in Radiofreccia è Ivan Benassi detto Freccia, per via della voglia sulla tempia, in questo film ha dato il meglio e, forse, nessuna altra sua interpretazione è stata allo stesso livello.
Oggi Radiofreccia compie 15 anni e si potrebbe dire che dimostra in pieno la sua età ma rimane comunque un film che dovrebbe essere visto, per tantissimi motivi: perché c’è Francesco Guccini che dà un valore aggiunto con le sue battute fulminee, per la bellissima colonna sonora, per quello che racconta e per come lo racconta.
Ribadendo l’invito a guardarlo per intero, per quei pochi che non lo avessero ancora fatto, ecco una delle scene più emozionanti di Radiofreccia.