Matteo Vicino ha vinto il premio per la miglior regia al Milano International Film Festival con Young Europe nel 2012. Molto probabilmente, questa sua seconda fatica, Outing – Fidanzati per sbaglio, non otterrà lo stesso successo.
Cimentarsi con la commedia non è facile, qualunque attore o regista sarà d’accordo con questa affermazione. In effetti è molto più facile far piangere che far ridere, e la dimostrazione è tutta nelle due pellicole del regista bolognese.
Assolutamente da premiare la sua buona volontà, confrontarsi con un tema come la meritocrazia e la diversità in Italia è stata davvero una scelta ardita, e, forse, sarebbe stato meglio se Matteo Vicino avesse magari aspettato di avere qualche anno in più di esperienza prima di affrontare, in questa forma, i temi che ha scelto per Outing – Fidanzati per sbaglio.
Un vero peccato, sperando che sia solo un passo falso prima di una ripresa, perché Outing è difficile da salvare, sotto tutti i punti di vista. Regia e sceneggiatura, entrambi di Vicino, lasciano degli evidenti buchi spazio-temporali, la storia salta interi passaggi necessari allo sviluppo tanto della narrazione quanto delle tematiche, tante, troppo, della pellicola.
Troppa carne al fuoco e nessuna di queste carni è stata cotta a dovere e nessuna ha ricevuto il giusto condimento.
La recitazione dei protagonisti, come anche quella degli altri attori, lasciando fuori dall’elenco solo Massimo Ghini, che vince per confronto, non convince. Vaporidis, il pezzo da novanta della pellicola, lo specchietto per le allodole, non se la cava molto nella parte del finto gay, e neanche in quella del playboy di periferia.
A tutto questo si aggiunge una colonna sonora invadente a troppo rumorosa, che rende Outing – Fidanzati per sbaglio una sorta di carnevalata casalinga,