Tre film negli States e ora tanta voglia di tornare a casa. E’ questo lo stato d’animo di Gabriele Muccino che, stroncato dalla critica americana, vuole ripartire dove tutto è iniziato.
Prima La Ricerca della Felicità e poi Sette anime, due film dalla buona regia che hanno avuto, però, una grande spinta anche da Will Smith, protagonista di entrambi, che è sempre una sicurezza e sa attirare gli incassi. Dal momento che si dice che il numero perfetto sia il 3, Muccino ha provato a fare la sua personale tripletta, ma non era destino e il suo ultimo film Quello che so sull’amore, uscito da qualche tempo negli Stati Uniti e di prossima uscita in Italia, è stato un vero e proprio flop.
Scarsi gli incassi, poco più di sei milioni di dollari a fronte di un incasso totale di mezzo miliardo per gli altri due, ma soprattutto una brutta stroncatura da parte della critica, tanto per citarne una, il Los Angeles Times lo ha definito un film inutile.
Il regista italiano ha dato la colpa alla produzione – che avrebbe fatto pressioni fin dall’inizio e lo avrebbe costretto a cambiare diverse cose, compreso il finale della pellicola, in corso d’opera – che ha fatto diventare la sua pellicola una commedia romantica molto di più di quanto fosse nelle sue intenzioni.
E ora, dopo aver scoperto che anche ad Hollywood non sempre va tutto bene, torna in patria e riapre un dibattito mai chiuso, quello sulla forza del cinema italiano e sulla sua gloriosa storia, ormai cancellati dall’omologazione e dalle grandi produzioni, e della necessità di rimettere mano alla situazione e prendere il treno per il successo dal quale siamo scesi qualche anno fa.
Siamo d’accordo che il cinema italiano sia tra i migliori al mondo, ma forse la voce di Muccino, che al primo sbrilluccichio di dollari se n’è andato dall’altra parte dell’oceano, non è quella più indicata per ricordarcelo.
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