Non capita spesso di vedere un esordio alla regia di tale livello. Valeria Golino ha avuto, prima di decidere di provare a fare la regista, una lunga carriera come attrice e ha lavorato in tantissimi film sia in patria che al di là dell’oceano.
Sarà stata questa formazione cosmopolita a permetterle di confezionare un film rigoroso e preciso che riesce ad indagare un tema tanto difficile come l’eutanasia?
Molto probabilmente l’aver lavorato con grandi nomi della filmografia internazionale ha permesso alla Golino di approcciarsi in modo maturo ad un tema delicato come l’eutanasia, che in Miele, il suo primo film che potremo vedere da domani Primo maggio nelle sale e che sarà presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes, affronta partendo dall’esperienza personale della protagonista per provare a raggiungere l’universalità.
Affrontare un tema del genere in un’opera prima è sicuramente una prova di grande coraggio e Miele si pone come una delle più interessanti e promettenti pellicole girate da esordienti alla regia.
Certo, non si può dire che Miele sia un capolavoro, ma come opera prima è di tutto rilievo e lo è soprattutto quando Valeria Golino va più a fondo nella questione, quando, nella seconda parte del film, l’equilibrio intimo della protagonista – dichiaratamente fragile fin dall’inizio come le convinzioni sulle quali ha basato la sua vita e la sua professione – vengono sconvolte dall’arrivo di un uomo in perfetta salute, interpretato da uno straordinario Carlo Cecchi, che chiede a Irene di morire.
Miele – Il trailer
E’ questo il momento più alto del film. La Golino, infatti, fin dall’inizio sembra essersi data una traccia di scrittura – è anche sceneggiatrice – troppo rigida e poco incline alle sorprese che però riesce a fare il salto di qualità proprio dove si allontana dalla direzione presa.
In conclusione, Miele è una pellicola interessante che si lascia guardare e che lascia anche la sensazione di aver visto, finalmente, qualcosa di altro, di diverso tanto nella forma quanto nella sostanza. Ribadiamo, non è un capolavoro, ma Miele sembra comunque avere tutte le carte in regola per essere la base dalla quale Valeria Golino può partire per perfezionare le sue potenzialità, qui espresse in ottimo modo ma evidentemente ancora alla ricerca della via per la compiutezza.
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