Maternity Blues, Fabrizio Cattani: “Nel film non c’è traccia di giudizio nei confronti delle protagoniste”

Maternity Blues: il regista Fabrizio Cattani, che ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Grazia Verasani, autrice del testo teatrale From Madea, spiega il senso dell’opera che presenterà al Festival di Venezia 2011 nella sezione Controcampo italiano. Cattani assicura che nella pellicola non viene espresso alcun tipo di giudizio nei confronti degli infanticidi, tematica centrale del film.

Maternity Blues ha il nome dolce di una musica lontana invece è una sindrome assassina, una depressione post partum che porta una madre ad uccidere il proprio figlio. Spesso conoscere la storia pregressa delle infanticide, aiuta a capire come l’istinto materno non sia affatto un istinto innato, come la maternità sia qualcosa di estremamente complesso e come la depressione maggiore o post partum, se non compresa, possa sfociare anche nell’assassinio del proprio figlio, che, poi, altro non è che un suicidio. I sintomi della depressione post-partum sono spesso tenuti nascosti sia dalla stessa madre, per motivi di disistima, ma anche dai famigliari che la circondano, per motivi di imbarazzante vergogna. La solitudine è la prima barriera che una madre dovrebbe infrangere. Il testo teatrale From Medea di da cui e’ tratta la sceneggiatura, nasce non solo come riflessione sull’istinto materno ma anche come accusa contro una società che ha sempre bisogno di creare mostri e giudicare un malessere che non andrebbe liquidato con leggerezza. Nel film non c’è traccia di giudizio nei confronti delle protagoniste, ma neppure di giustificazione e, tanto meno, di assoluzione. C’è semplicemente la fotografia delle loro vite, raccontate dal luogo dove stanno scontando la loro pena, Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e contemporaneamente cercando di ”curarsi” con il supporto di psichiatri.

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