Mariangela Melato, una vita di spettacolo

 

La Signora del Teatro se n’è andata, lasciando un grande vuoto nel cuore di tutti coloro che amano questa nobile arte. Un’artista a tutto tondo, Mariangela Melato, che ha dato sempre il meglio di se stessa sia sul palco legnoso del teatro che davanti all’occhio vigile e attento dei grandi registi italiani.

Una lunga malattia ci ha privato del talento di Mariangela Melato e della sua capacità di portare sul palco personaggi molto differenti fra di loro, spaziando senza fatica dal comico al drammatico, dalle commedie all’italiana alle tragedie di Shakespeare. E’ questo quello che, forse, ci mancherà di più di lei, quel suo modo di adattare se stessa a qualunque tipo di prova le venisse richiesta, senza per questo derogare mai alla veridicità del personaggio interpretato e alla sua credibilità.

Qualità sempre più difficili da trovare in un attore, a cui si aggiunge una bellezza diversa, lontana da quella a cui siamo abituati, ma affascinante e sensuale, selvaggia quanto delicata. Per non parlare poi della sua voce, profonda e penetrante, e del suo modo di muoversi e di rappresentare, con le movenze del suo corpo, le caratteristiche di ogni personaggio che le è stato affidato.

Mariangela Melato nasce a Milano nel settembre del 1941, e fin da giovanissima è affascinata dal palcoscenico. A 19 anni entra nella compagnia di Fantasio Piccoli, per passare nella mani, poi, di un altro gigante del teatro italiano, Dario Fo. Due anni di collaborazione (dal 1963 al 1965) che la vedono in scena con  Settimo ruba un po’ meno e La colpa è sempre del diavolo. Dopo Fo la vogliono Luchino Visconti, che nel 1967 la scrittura per la Monaca di Monza, e Luca Ronconi, che la porta al grande successo nel 1968 con l’Orlando Furioso.

Un successo che le vale la sua prima prova con il cinema. A credere in lei e nelle sue spicate doti interpretative è Pupi Avati, che le affida una parte in Thomas e gli indemoniati nel 1969. E’ l’inizio di una grande carriera.

Una lunga lista di film che vanno da Per grazia ricevuta di Nino ManfrediLa classe operaia va in paradiso di Elio Petri, Mimì metallurgico ferito nell’onore di Lina Wertmüller La poliziotta di StenoCaro Michele di Mario MonicelliCasotto di Sergio Citti.

La sua splendida interpretazione con la Wertmüller (tra le due ci sarà un lungo e proficuo sodalizio artistico) le spiana la strada del cinema. La vuole Bertolucci (tre film anche per loro: Oggetti Smarriti nel 1980, Segreti, segreti dell”85 e L’amore probabilmente del 2001), De Sica (Lo chiameremo Andrea, 1972), Luigi Comencini (Il gatto, 1977). E questi sono solo alcuni dei grandi registi che si sono affidati alle sue capacità per portare sul grande schermo i loro personaggi.

Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in una scena de Travolti da un Insolito Destino Nell’Azzurro del Mare D’Agosto

C’è anche tanta televisione nella carriera di Mariangela Melato. A partire dalla metà degli anni Settanta il suo volto appare in numerosi film per il piccolo schermo, anche in questo caso sempre sotto la direzione di grandi registi. Tra le sue interpretazioni più note Medea di Tomaso Sherman (1989), Una vita in gioco di Franco Giraldi nel 1991) e Una vita in gioco 2 di Giuseppe Bertolucci l’anno successivo, per concludere con la sua ultima apparizione televisiva in Filumena Marturano di Franza Di Rosa nel 2010.

Ma la  sua grande passione è sempre stata il teatro. E’ il palco di legno che la affascina, quel contatto diretto con il pubblico che né il cinema né la televisione possono dare. Qui affronta personaggi tragici di grande spessore (Mede e Fedra di Euripide) come anche personaggi da commedia in Vestire gli ignudi di Pirandello La bisbetica domata di Shakespeare nel 1992. Dal 1993 dedica il suo impegno al Teatro Stabile di Genova con il quale porta in scena Un tram che si chiama desiderio e L’affare Makropulos, ancora con Ronconi.

Tanto si sa della sua vita pubblica quanto poco, invece, è trapelato di quella privata. Nessuno scandalo, nessun gossip, ma solo una lunga storia di amore e amicizia con Renzo Arbore, durata per oltre 40 anni.

 

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