Gabriele Spinelli, intervistato da Vanity Fair, parla de L’ultimo terrestre, il film che lo vedrà protagonista nei panni di Luca, un ragazzo abbandonato dalla madre che ha difficoltà con le donne e che si troverà a confrontarsi con gli alieni appena arrivati sulla Terra. Il trentaseienne lecchese, pisano d’azione, definisce il film
Non extraterrestre, ma ultraterrestre: l’arrivo degli alieni potrebbe essere una buona occasione di cambiamento per il pianeta, ma molta gente se ne frega, continua a pensare alle sue attività quotidiane.
Gabriele in realtà non è un attore:
Non so se sono diventato davvero attore. L’esperienza è stata bellissima, ma era un set speciale, non è detto che si ripeta. Il mio lavoro, per il quale ho da due anni un contratto a tempo indeterminato, è quello di portiere in un collegio della Scuola Normale. L’ho accettato perché avevo bisogno di una base economica, anche se la mia busta paga è modesta e, per arrotondare, faccio traslochi, trasporto mobili. Però penso che smetterò, troppa fatica, non ce la faccio più.
Spinelli non si aspettava di recitare, tanto più di ricevere la parte di protagonista:
Mi ha chiamato e mi ha chiesto: “Mi aiuti?”. Io non avevo la più pallida idea di come funzionasse un vero set, e certo non credevo mi affidasse la parte del protagonista. Quando me l’ha proposto, non sapevo se ce la potevo fare, ma di lui mi fido e mi sono lanciato. Abbiamo fatto tutto per gradi e, costruendo il personaggio di Luca, Gianni, ha anche attinto ad alcuni miei difetti, per esempio, la pronuncia. Non parlo scandito come un vero attore …