L’industriale, Pierfrancesco Favino: “si voleva raccontare quel Nord che sembrava immune ai problemi economici”

Il sito Corriere Nazionale ha intervistato l’attore Pierfrancesco Favino, protagonista con Carolina Crescentini del drammatico L’industriale, nuovo film di Giuliano Montaldo in uscita nelle sale il prossimo 13 gennaio. Dopo il salto trovate alcuni stralci dell’intervista.

Favino parla della storia del  film rispetto all’attuale situazione economica italiana:

Il film si sviluppa su due piani. Nel piano privato si svolge la vicenda personale di Nicola, con la crisi economica che fa solo da sfondo. Nella parte pubblica dell’uomo invece si racconta l’Italia di oggi, in cui la parola crisi è diventata la parola più usata. In patica si fotografa la situazione in cui si trovano molte aziende italiane.

La scelta della città di Torino come ambientazione:

Torino è stata scelta non solo perché è una città industriale, ma perché si voleva raccontare quel Nord che sembrava immune ai problemi economici, ma che oggi invece li vive quotidianamente. Io personalmente sono stato contento di girare a Torino perché è una città che amo molto e in cui si lavora benissimo.

Favino parla del suo personaggio, l’imprenditore Nicola Ranieri:

Nicola ha qualità importanti, come la caparbietà, che lo aiuta nel lavoro, ma questa può diventare ottusità nella vita privata e nel rapporto con la moglie. Nonostante ciò le due crisi vanno di pari passo. Proprio in relazione a questo un’imprenditrice dopo aver visto il film mi ha fatto i complimenti perché si è rivista molto nella voglia, che ha il protagonista, di non far fallire, oltre che l’azienda, anche il suo amore.

Qualche parola dell’attore su A.C.A.B. (in sala dal 27 gennaio) e Posti in piedi in paradiso (in sala dal 24 febbraio):

Sicuramente sono film molto diversi. Il primo racconta la vita di tre poliziotti, nel secondo, diretto da Carlo Verdone, ho voluto provare la commedia vera e propria. Mi vengono spesso offerti ruoli molto diversi tra loro e io li accetto volentieri, perché credo che la gente che va al cinema abbia il diritto di vedere sempre cose diverse e scegliere in base a ciò che gli va di vedere in quel momento.

(Photo Credits | Getty Images)

 

 

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