Tanto si parla della crisi del cinema italiano e di quella del cinema in generale. Film di qualità scarsa che, pur avvalendosi di produzioni milionarie, hanno risultati deludenti al cinema, spettatori sempre in calo e, soprattutto, mancanza di originalità e di nuove leve che possano far dimenticare i fasti del passato.
Ma la settima arte ha trovato l’escamotage per continuare a sopravvivere, con modalità diverse, sicuramente, ma ha dimostrato di saper resistere.
I numeri parlano chiaro: il cinema alternativo registra un numero di presenze nettamente maggiore rispetto al cinema tradizionale. I film non hanno più lo stesso appeal di un tempo e gli spettatori preferiscono le sale che propongono contenuti diversi.
Sono i documentari, i rockmovie le opere liriche e anche le riproposizioni dei grandi classici ad attirare il pubblico. E ne attirano anche tanto. Questo tipo di passaggi cinematografici ha registrato un +115% di incassi nel 2012 rispetto all’anno precedente.
Con un numero di pellicole alternative che è passato, dal 2011 al 2012, da 28 a 93 gli incassi si sono più che raddoppiati passando da 1,3 milioni a 2,8 milioni di euro.
Visti i numeri che registrano, ad esempio, le grandi produzioni americane, 2,8 milioni di euro possono sembrare solo una piccola goccia nel mare, e in effetti lo sono dato che rappresentano solo lo 0,47% del totale del mercato cinematografico, ma si tratta di una quota destinata a salire soprattutto grazie all’espansione delle tecnologie digitali che permetteranno a questo tipo di contenuti di avere una maggiore facilità di diffusione.
Lo spettatore è sempre più abituato alla tecnologia, la sua fruizione del prodotto, in genere, è diversa rispetto, ad esempio, a dieci anni fa e anche il cinema, o il prodotto film, devono adeguarsi a queste nuove esigenze di fruizione.
Ne è fermamente convinto Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del MiBAC.
C’è ancora una parte di sale che deve adeguarsi alla nuova tecnologia ed è su queste strutture che andranno tarati gli interventi statali, come il tax credit, la cedibilità del credito, ma anche la Vpf (virtual print fee, il modello in base al quale distributori ed esercenti contribuiscono all’investimento nel digitale, ndr) messa in campo dagli operatori. Fondamentale è anche che gli esercenti si adeguino e imparino a sfruttare le potenzialità offerte dalla nuova tecnologia per portare al cinema nuovo pubblico.