La critica stronca il suo ultimo film, ma Salemme non ci sta

Una vita tra cinema e teatro implica un grande amore per il proprio lavoro. Se poi si è del Sud, per una congiunzione di numerosi fattori quell’amore diventa verace. Lo sa bene Vincenzo Salemme. L’attore e regista campano ha difeso a spada tratta il suo ultimo film, “Se mi lasci non vale”, dalle grinfie dei critici del Corriere della Sera.

La recensione di Maurizio Porro recita:

Il solito, consunto meccanismo degli equivoci in cui due mariti logorroici piantati dalle partner si organizzano per vendicare le sorprese dell’amore punendo le loro signore con l’aiuto di un attore fallito. La pochade di Salemme, incorniciata in stile teatrale, gira a vuoto ed è flaccida dopo dieci minuti: il resto è solo molestia.

Un parere secco, forte, che stronca il film. Ma Salemme, come da titolo, non ci sta. Così prende carta e penna e scrive al direttore (Luciano Fontana, ndr) del quotidiano:

Caro direttore, mi permetto di scriverle perché ho letto sul suo giornale la critica al mio film Se mi lasci non Vale. Non entro nel merito e nei contenuti del giudizio. Faccio l’artista e quindi devo rispettare il gusto di chi mi guarda. C’è pero sia nel titolo che nell’articolo un termine davvero usato con leggerezza. Si definisce la mia commedia ‘sessista’! E’ un termine infamante, almeno per il significato che io attribuisco a questa parola. Sessista per me significa maschilista, prepotente con le donne. Non posso accettarlo. Oltretutto quando viene usato per un film davvero senza alcuna pretesa ideologica. Ma non voglio parlare del film. Chi vorrà lo vedrà. Mi chiedo, e le chiedo signor direttore: in un momento così delicato (dai fatti di Colonia ai nudi impacchettati), in cui si discute spesso con tanta acrimonia di argomenti che riguardano il difficile rapporto tra i sessi (coppie di fatto, matrimoni gay), le appare opportuno usare un termine così pesante per una commedia comica e senza alcuna pretesa di dare risposte, una commedia che parla di amore e di amicizia?

Chi ha ragione? Ai posteri (e agli spettatori del film) l’ardua sentenza…

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