“La corrispondenza”, il nuovo film del regista italiano Giuseppe Tornatore, mette in scena due aspetti fondamentali della vita di ognuno di noi, intrecciandoli dal punto di vista cinematografico: l’amore e la morte.
Su uno sfondo di Supernove, Teoria delle stringhe e Bosone di Higgs, è nata la storia d’amore tra una giovane studentessa di astrofisica, interpretata magistralmente da Olga Kurylenko, e il suo non più tanto giovane professore, interpretato dal famoso Jeremy Irons. Lei è Amy Ryan, fresca, giovane, spericolata, dinamica stuntwoman e studentessa; lui è Ed (Edward) Phoerum, maturo, geniale, brillante e affascinante professore.
Una storia d’amore, a dir poco, stellare.
Ciò che stupisce di questo scambio epistolare (e non solo) è il suo non bloccarsi. Anzi si intensifica, alla morte di uno dei mittenti. Il caro Prof., non volendo abbandonare la sua amata, continua ad accompagnarla nella sua vita quotidiana mediante un complesso meccanismo tecnologico, sebbene realistico e possibile, di previsioni. La storia quindi procede, come se nulla fosse successo.
I due protagonisti si trovano in spazi temporali differenti: Ed, dall’Eterno, tenta di tornare nel quotidiano; Amy, costretta come ogni uomo nel divenire della contingenza, tenta di mettersi in contatto con colui che sta al di là del tempo. Ma l’uomo, essere transitorio per eccellenza, svolge la sua esistenza in base a una concezione temporale cronologica, si accetta come creatura dotata di finitudine, come essere mortale, e alla luce di ciò tenta di dare un senso alla vita.
È quello che succede alla protagonista ancora in vita: il mondo di Amy pare essersi fermato a quell’istante in cui ha ricevuto la notizia della morte di Ed; da in quel momento in poi, conduce una vita in cui i fatti reali, gli istanti reali, come gli esami all’università, il lavoro da stuntwoman, gli appuntamenti con gli amici, si alternano ai momenti in cui Ed fa la sua apparizione digitale, generando in lei una profonda confusione.