Mancano pochi giorni alla fine delle riprese de La mossa del pinguino, il film che segna il debutto alla regia di Claudio Amendola. Il film è stato presentato in anteprima nei giorni scorsi a Roma dal suo regista che ne ha svelato la trama e ha raccontato com’è stata la sua esperienza sul set con i suoi compagni di avventura Ricky Memphis, Ennio Fantastichini, Edoardo Leo, Antonello Fassari e Francesca Inaudi.
Era tempo che cercavo una storia per la mia prima regia. Edoardo Leo lo sapeva, è arrivato con la storia de ‘La mossa del pinguino’, me l’ha fatta leggere, ed era la cosa che volevo raccontare. E’ il racconto di un sogno, di una speranza, di un riscatto, una piccola rivincita di fronte alla propria fatica quotidiana. Tutto questo attraverso lo sport al suo livello più alto: le Olimpiadi.
Previsto in uscita nel 2014, La mossa del pinguino è ambientato nel 2005 e racconta la storia di quattro uomini che, per una sorta di volontà di riscatto come uomini, mariti e uomini, cercano di partecipare alle Olimpiadi di Torino del 2006 gareggiando nel curling. Come da regolamento, infatti, l’Italia, paese ospitante, ha diritto a far partecipare una squadra.
La storia non è di fantasia perché tre ragazzi a Roma questa cosa l’hanno fatta veramente. Hanno creato una squadra regionale del Lazio di curling per poter partecipare alle Olimpiadi di Torino. I personaggi del film, come quelli della realtà, formano questa squadra improbabile e iniziano la loro avventura. Sono personaggi di questi anni, con i loro problemi, le loro miserie e virtù, i loro difetti.
Poi Claudio Amendola parla del suo debutto dietro alla macchina da presa:
Se lo affronti semplicemente fare il regista diventa anche facile. Mi hanno influenzato tutti i registi con cui ho lavorato, soprattutto quelli meno bravi: da loro ho imparato quali errori non fare. Se vai dietro alla sceneggiatura eviti complicazioni. Poi ho dato retta a quello che Steno mi disse una trentina d’anni fa: nella commedia quando gli attori fanno ridere non devi fare niente, devi solo riprendere. Ha fatto così con Sordi di ‘Un americano a Roma’. Io ho avuto la fortuna di avere degli attori bravissimi, divertenti, generosi come solo i grandi attori sanno essere. Quello della regia, comunque, è un lavoro da artigiani, non di artisti. Secondo me si deve ripartire da qui per pensare a una nuova industria cinematografica nel nostro paese.