“I soliti ignoti” rappresenta una pietra miliare del cinema italiano. Diretta da Mario Monicelli, maestro indimenticabile, la pellicola offre una analisi sociologica impeccabile degli anni del boom economico in Italia. Lo fa mediante un genere, quello della commedia, capace di fornire agli spettatori un quadro esaudiente della realtà mediante la caratterizzazione dei tipi più ‘in vista’.
“I soliti ignoti”, in altri termini, offre uno studio serio dell’Italia ma lo fa in chiave grottesca. Particolareggiata. Una risata per non seppellirsi ai bordi della tristezza.
Il film racconta di un gruppo di sprovveduti e scalmanati ladri. Questa banda prova ad organizzare un furto presso un monte dei pegni di Roma. Fanno parte del team il vecchio ex stalliere Capannelle, Ferribotte il siciliano, Tiberio il fotografo, Mario e Peppe. Quest’ultimo è un pugile a fine carriera.
Tutti prendono lezioni da Dante, scassinatore di professione (con il volto di Totò). Malgrado alcuni ostacoli, il colpo va a segno. Eppure, non tutto andrà per il verso giusto.
Ad oggi, “I soliti ignoti” è un film che rappresenta un capolavoro imbattibile. Merito anche della sceneggiatura di Age, Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico e dello stesso Monicelli: della serie “tutto ciò che serve per realizzare un film perfetto”.
La commedia all’italiana al suo top e primo ruolo comico per Vittorio Gassman, che nei panni del balbuziente “er Pantera” è semplicemente entusiasmante.