I (più o meno) grandi parlano della crisi del cinema italiano

di La Redazione

Il cinema italiano è in crisi. Dopo l’intervento di Gabriele Muccino sul Messaggero di qualche giorno fa, la crisi che sta attraversando il cinema nostrano è diventato l’argomento di discussione più battuto dai media specializzati e non solo e sono stati molti i grandi protagonisti italiani a voler dire la loro.

Se Gabriele Muccino parla di una crisi dovuta ad una mancanza di creatività e di poca competitività delle sceneggiature e delle capacità interpretative dei nostri attori, Carlo Verdone insiste sul fatto che la tecnologia messa al servizio della pirateria e la crisi economica hanno portato gli italiani a non andare più al cinema.

Sicuramente entrambi hanno la loro parte di ragione, ma forse i problemi sono molti più profondi, come avverte Franco Nero. Lui, grande attore che ha recitato sia al di qua che al di là dell’oceano (l’ultima sua apparizione è un cameo in Django Unchained, ultimo lavoro di Tarantino), che parla di una mancanza di lungimiranza e di una produzione (detenuta secondo lui da Rai e Mediaset) che non punta sulla qualità, ma solo sul guadagno, a discapito di tutti coloro che non vogliono portare al cinema un film dall’incasso facile ma dalla vita breve.

Dello stesso avviso anche Pupi Avati che lamenta la perdita di italianità delle nostre produzioni cinematografiche, ingoiate da una omologazione che parla la lingua dei soldi.

Quindi? Cosa dovrebbe fare il cinema italiano per tornare agli splendori di un tempo? Finora la soluzione non è arrivata da nessuno, né nella pratica né nella teoria, e ciò che si continua a proporre al cinema è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti.

Commenti (1)

  1. Sono cent’anni che coglionazzi come voi ripetono la tiritera del “cinema italiano in crisi”.
    I vostri predecessori microcefali scrivevano le stesse cose negli anni sessanta e settanta.
    E aprire gli occhi per rendersi conto che stiamo vivendo un periodo filmico buono nel nostro paese?
    Tornate a vedere le puttanaggini che si facevano negli anni novanta (95% della produzione dell’epoca è sostanzialmente amatoriale), poi ne riparliamo…

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