‘Guai ai baci – così grande, così lontano: ritratto di mio padre’: Ottavia Monicelli racconta suo padre

E’ un ritratto inedito quello che Ottavia Monicelli ci restituisce di suo padre Mario. Ce lo racconta in un breve ma intenso libro, il cui titolo è Guai ai baci – così grande, così lontano: ritratto di mio padre, edito dalla Sperlig & Kupfer.

Un ritratto impietoso quanto sofferto, nel quale Ottavia Monicelli racconta la sua vita segnata, in maniera indelebile, dalla presenza/assenza di un padre che ha sempre amato e ammirato oltre ogni altra cosa ma che, purtroppo, prima della famiglia e dei figli ha sempre posto qualcos’altro: il cinema.

Era il 1974 quando Ottavia viene alla luce, seconda figlia di Mario e di una splendida modella, Antonella, matrimonio che sarà destinato a finire da li ad un paio d’anni perché Monicelli incontrerà un’altra donna, anzi, una ragazza, che ha 40 anni meno di lui e della quale si innamora, lasciando moglie e figlie.

Ottavia aveva solo due anni e da lì in poi, il padre che era già freddo, cinico ed assente, diverrà un fantasma nella sua vita, un uomo che vede poco e con il quale ha pochi rapporti. Ma il suo amore filiale non accenna a diminuire, quell’amore non corrisposto- o forse sì, era corrisposto, ma nel modo tutto particolare di amare che hanno i geni, le persone speciali- che porta Ottavia fino alla depressione.

E sarà solo al momento del crollo psicologico della ragazza che il padre correrà da lei, perché in fondo la ama, anche se non lo sa dimostrare. Insieme condivideranno il dolore della depressione, quella malattia che colpisce anche lui, il grande regista, e che lo porterà, a 95 anni, a togliersi la vita gettandosi dalla finestra dell’ospedale dove era ricoverato.

Guai ai baci è un libro che ripercorre tutto questo, una lunga storia di amore e di assenza, e ci regala un ritratto inedito, fatto di debolezza e fragilità, del regista che faceva tremare gli attori. Il ritratto di un uomo che, come ci dice Ottavia alla fine del suo libre:

Diceva che muoiono soltanto gli stronzi e che non aveva paura della morte perché l’aldilà o non esiste o sperava che fosse un’altra bella avventura. I suoi amici li avrebbe trovati all’inferno, quelli che vanno in paradiso non gli garbavano.

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