Matteo Rovere il 26 ottobre porterà al Festival di Londra Gli sfiorati, il suo nuovo film tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, incentrato su una generazione di ragazzi che sembrano distanti da tutto, come se tutto li sfiorasse. Il regista spiega chi sono i soggetti della sua seconda opera in un’intervista rilasciata a Il Corriere della sera:
Persone che galleggiano sulla vita subendone i pro e i contro, antieroi che hanno avuto ogni cosa senza possederla veramente, cercano di respirare fuori dall’acqua afferrando ciò che gli scorre davanti, lo sperpero, la tv sempre accesa, il caos. E si rendono conto solo dopo di quello che gli è passato accanto. La “Sfioratezza” è una sorta di scudo e di difesa, ci siamo passati tutti, e non riguarda necessariamente soltanto i giovani. Non esiste un’età per essere sfiorati. E’ quando le cose scorrono troppo rapidamente e stiamo subito pronti ad affrontare un nuovo incontro, una nuova esperienza.
Per raccontare questa generazione ferma e totalmente incosciente della propria situazione, il film narra la storia di due giovani Mete (Andrea Bosca) e Belinda (Miriam Giovanelli), fratellastri che hanno il padre in comune (Massimo Polipolizio), ma che non si sono mai visti, fino a quando non sono costretti a vivere sotto lo stesso tetto la settimana prima del matrimonio dei propri genitori:
Lei prospera nel caos e sarà la bomba a orologerie nella vita di lui, metodico, ordinato.
Nel cast del film, prodotto da Fandango, figurano anche Michele Riondino, Claudio Santamaria e Asia Argento.