Gli 11 corti italiani di Venezia 70 – Future Reloaded

Ci avviciniamo a grandi passi alla conclusione della 70° edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Un anniversario del genere non poteva certo passare inosservato e Alberto Barbera, il direttore della Mostra, ha chiamato a raccolta tutti i registi che in questi lunghi anni sono passati per il Lido e ha chiesto loro di creare dei piccolissimi film (tra i 60 e i 90 secondi) per raccontare la loro idea del futuro del cinema.

Il risultato è Venezia 70 – Future Reloaded, film corale composto da 70 corti, che ha visto la partecipazione, tra i tanti che hanno aderito alla proposta di Barbera, ben 11 registi italiani.

11 perle che vi raccontiamo una alla volta.

Bernardo Bertolucci – Scarpette Rosse

Il Maestro, presidente di giuria di Venezia 70, prova a percorrere con la sua carrozzina le strade di Roma, il tutto in un lungo piano sequenza.

Antonio Capuano

Il suo cinema del futuro passa da tablet cubici, strani marchingegni che trasmettono tutte le immagini del mondo, alle quali, però, nessuno è interessato.

Davide Ferrario

Poetico omaggio a Buster Keaton, dal parco alla periferia di Torino dove alcune persone si sono riunite per guardare i suoi corti, al cielo sopra di loro per raccontare una magia che non finirà mai.

Guido Lombardi

Va sul sicuro rimaneggiando Via col Vento e giocando con il bianco e il nero.

Pietro Marcello

Coadiuvato dalla voce di Franco Maresco ci racconta la Venezia “che fu”.

Franco Maresco

Il regista ha in serbo una torta di compleanno per Alberto Barbera, ma forse lui non la riceverà mai.

Salvatore Mereu

Due uomini e un gregge. La scoperta dell’identità dei due uomini chiarisce il suo messaggio.

Ermanno Olmi – La Moviola

Omaggio al cinema, ai suoi linguaggi e alle sue movenze, per ricordarne l’importanza e il valore.

Franco Piavoli

Cinematograficamente essenziale, le immagini parlano da sé.

Giuseppe Piccioni

Il regista ha lavorato con gli studenti dell’Accademia, gli interpreto del cinema del futuro.

Michele Placido

Duro j’accuse verso il cinema italiano contemporaneo, fatto da lui in prima persone, sulle note scritte da sua figlia Violante.

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