Fiabeschi torna a casa, la recensione in anteprima

Fiabeschi perde il pelo ma non il vizio.

Sono passati più di 10 anni da quando l’inconfondibile sagoma con folta chioma scura, giubbotto di pelle e naso aquilino di Fiabeschi si aggirava per le vie di Bologna intrecciando la propria storia a quelle degli altri protagonisti delle vignette di Andrea Pazienza.

Enrico oggi è sulla soglia dei 40 anni, decide di salutare per sempre Bologna e ritornare a casa. Per un’ora e mezza Maximilliam Mazzotta ci descrive il sapore della Calabria, ci regala i suoni e gli odori del profondo sud.

C’è molto colore, un forte impatto visivo e un altrettanto intenso legame con il mondo del teatro a cui dimostra di essere saldamente ancorato il regista. Da un lato il film risulta caratterizzato in positivo da questo costante richiamo al mondo teatrale, un esempio è sicuramente l’ evocativo scambi di sguardi con Sara, la barista muta, dall’altro lato però il continuo accompagnamento fisico delle battute, l’ammiccare in camera e il “recitare” alla lunga ovattano un po’ il film impedendo di immergersi a pieno nel mondo in cui l’autore vuole trasportarci.

Il film è piacevole, sono evidenti i richiami a Paz, alcune gag sembrano essere la continuazione di dialoghi lasciati in sospeso nel film di Renato De Maria. È facile riconoscere citazioni di film a cui l’autore è evidentemente legato, ad esempio il personaggio interpretato da Calabresi sembra la copia italiana del laccatissimo Jesus presente nel Grande Lebowsky.

Da segnalare nella colonna sonora un bel tributo a Giorgio Gaber e alcuni passaggi di sole musiche che ricordano gli arrangiamenti sperimentali di Piero Umiliani.

Sicuramente c’è del talento, Maximiliam Mazzotta ne ha da vendere e lo dimostra in questo progetto di cui ha curato quasi ogni aspetto, l’idea di fare proprio il personaggio che gli ha regalato la celebrità, raccontarlo, arricchirlo di sfumature, è affascinante ma ardua, il distacco dal mondo di Paz è quasi incolmabile. Fiabeschi lontano da Bologna cerca una nuova forma ma sembra che gli manchi qualcosa.

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