Dopo l’annuncio del programma ufficiale del Festival di Roma 2012 (9-17 novembre), il neo-direttore artistico Marco Muller ha tenuto una conferenza stampa per fare un primo bilancio dei film in programma, delle star in arrivo e di qualche aspettativa delusa. Dopo il salto trovate qualche stralcio dell’incontro di Muller con la stampa e in coda al post una clip con la conferenza stampa di lancio integrale.
Muller difende il suo programma e ribatte sulla mancanza di divi sul red carpet di questa settima edizione:
Non vedo di cosa dovremmo essere scontenti. Certo sarebbe andata meglio se fossimo riusciti a partire con il lavoro a novembre, ma le majors avevano già fissato molte delle uscite e sui lanci gia’ programmati non si cambia idea. Abbiamo fatto un miracolo…abbiamo visto piu’ di 1500 film in quattro mesi e mezzo, e i divi ci sono. Da Dakota Fanning e Stephen Dorff ai doppiatori originali di Le 5 leggende. E vogliamo parlare di Toni Collette in Mental, rifacimento lisergico di Mary Poppins firmato da P.J Hogan o di Populaire, la commedia francese che si annuncia come un caso, come il nuovo Quasi amici? E poi: ci saranno i ragazzi di Scampìa, tanti attori italiani e chi ha detto che i divi, alla fine, siano solo quelli occidentali?.
Muller chiarisce il mistero Tarantino e risponde a chi definisce il programma di questa edzione troppo di nicchia:
Alla fine [Tarantino] ci sarà, ci fara’ una sorpresa e noi ne faremo una a lui…In quattro mesi e mezzo, pur senza cambiamenti strutturali, siamo riusciti a portare alcune importanti novita’, anche se non abbiamo potuto ancora sviluppare una vera selezione ideale. Abbiamo fatto un miracolo nonostante il poco tempo per costruire un programma.
Le anteprime mondiali e la potenziale nuova scenografia con tanto di Lupa realizzata da Dante Ferretti:
Non siamo mica matti, se ci fosse stata la possibilita’ di avere un film come Lincoln di Spielberg in anteprima internazionale non avremmo certo detto no, ma con l’uscita fissata l’8 novembre non c’era nulla da fare…L’idea era di avere con le sue scenografie, qualcosa di immediatamente riconoscibile in tutto il mondo, come Dante aveva fatto a Venezia con i Leoni. E’ quello che sogneremmo di fare qui, se gli sponsor copriranno le spese. Ho chiesto a Dante come saremmo potuti tornare alla memoria di quello che Roma ha rappresentato nel cinema,e lui mi ha proposto, «l’archeologia della cartapesta, scenografie realizzate con i materiali poveri di Cinecitta’ dal filo di ferro, compensato dipinto, per celebrare la creativita’ italiana».
(Fonte Cinegiornalisti.com, RBcasting.com – Photo Credits | Getty Images)