Festival di Roma 2012, sabato 17: Razzabastarda, Black Star, Interdizione perpetua, L’uomo con il megafono

Si avvia alla conclusione la settima edizione del Festival di Roma con la giornata dedicata alle premiazioni che si propone particolarmente ricca di pellicole italiane. Si comincia stamane con la consegna dei premi per l’evento parallelo e indipendente Alice nella città (unico italiano in concorso Pulce non c’è di Sergio Bonito), in cui sarà presentato il corto Altra musica di Claudio Noce con protagonista Vinicio Marchioni.

Oggi pomeriggio a partire dalle 15:00 proiezioni e red carpet dedicati all’evento Giuseppe Tornatore: ogni film un’opera prima, documentario di Luciano Barcaroli e Gerardo Panichi e ai film fuori concorso Interdizione perpetua di Gaetano Di Vaio e L’uomo con il megafono di Michelangelo Severgnini.

In serata proiezione fuori concorso dell’evento speciale Black Star di Francesco Castellani e per la sezione Prospettive Italia chiude le proiezioni in concorso Razzabastarda, opera prima di Alessandro Gassman che sarà preceduta dal cortometraggio Ciro di Sergio Panariello.

GIUSEPPE TORNATORE: OGNI FILM UN’OPERA PRIMA

Giuseppe Tornatore dopo “Baarìa” prosegue la ricognizione della propria identità, aprendo con “The Best Offer”, una nuova fase. Il documentario, attraverso i primi filmini in super 8 realizzati dal regista siciliano, le immagini del suo cinema e le testimonianze di coloro che negli anni hanno lavorato con lui (Tim Roth, Sergio Castellitto, Monica Bellucci, Ksenya Rappoport, Ennio Morricone), si pone nell’interstizio dei due film, testimoniando la “continua rinascita” di un autore, che mette in gioco se stesso in un costante rilancio espressivo. Su tutto, a condurre il gioco, è una lunga intervista a Giuseppe Tornatore che si racconta come uomo e come artista…

Ogni film un’opera prima è stato concepito come un viaggio, biografico e creativo, per restituire le suggestioni primarie (la realtà, il sogno, la memoria, la passione per il cinema) che caratterizzano l’opera e la vita di Giuseppe Tornatore, fotografato, quasi sempre solo, nei luoghi originari e cardinali della sua attività creativa. L’indagine umana e l’ambizione autoriale di Tornatore vengono ripercorse in un magmatico fluire di materiali di diversa natura: riprese e interviste originali, materiale d’archivio e, ovviamente, i film che Tornatore ha firmato come regista. Un materiale composito che costituisce il terreno sul quale germinano, crescono e si articolano le tematiche del regista siciliano, lasciando parlare il più possibile il suo cinema “di” e “per” lui. [Luciano Barcaroli e Gerardo Panichi]

INTERDIZIONE PERPETUA

A Napoli si cerca di superare le mancanze dello stato con fantasia, reinventandosi un lavoro, come la raccolta del ferro vecchio. Ma i nostri protagonisti sono multati, arrestati o privati del mezzo di trasporto per aver commesso quello che si è deciso essere un reato. Una città che non riesce a smaltire i propri rifiuti e punisce chi ricicla il ferro vecchio con mezzi propri. Anche Peppe era un “saponaro” e faceva il rigattiere quando ancora non si rischiava la galera. Tra il percorso di chi tenta di riciclare di notte il ferro vecchio e chi insegue i pacchi di aiuti che la Caritas può destinare a poche famiglie, incontriamo le vite e le difficoltà di chi è condannato a perpetua interdizione.

Racconto un’altra volta la mia città, racconto un’altra volta il mio quartiere, la mia gente. La loro esperienza è la mia esperienza dove le difficoltà quotidiane sembrano rivisitazioni di una letteratura di fine ‘800 ma in realtà sono tristemente attuali. Non bisogna aver paura di correre il rischio di stancare con storie che raccontano un’umanità costantemente ai margini, solo
perché troppo attuali come spine nel fianco che la società civile non riesce a togliersi. Lo stesso titolo è mutuato dalla mia storia, dopo oltre dieci anni in cui sono riuscito a trasformare la mia vita, in cui con la mia società “Figli del Bronx” stiamo riuscendo a produrre cultura dal basso e ad essere puntualmente presenti ai maggiori appuntamenti culturali nazionali ed internazionali; ancora oggi il marchio dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici segna la mia vita come un’infamia indelebile ed è anche questa la ragione per cui ancora una volta racconto una storia di esclusione dalla cosiddetta società civile. [Gaetano Di Vaio]

L’UOMO CON IL MEGAFONO

Alla vigilia della campagna elettorale per il sindaco di Napoli, un uomo solo ritorna alle “Vele” di Scampia e riapre la sede dello storico Comitato degli Inquilini che per 30 anni aveva rappresentato le lotte sociali di chi non si è mai arreso alle logiche di abbandono delle periferie. La nostalgia per quegli anni di lotta si unisce alla necessità di non abbandonare chi ancora nelle “Vele” è rimasto, le ultime famiglie assegnatarie alle quali ancora non è stato consegnato un nuovo alloggio, ma anche le famiglie dei nuovi occupanti, quelle che non hanno trovato altro posto a Napoli dove dimorare.

Vittorio Passeggio è l’indiscusso protagonista del racconto. Sullo sfondo di una Napoli sull’orlo del baratro ma attraversata da sussulti democratici, ecco il ritratto di un piccolo Don Chisciotte di periferia, o piuttosto l’ultimo soldato giapponese rimasto a lottare su quell’isola sperduta chiamata “Vele” di Scampia. O meglio, il ritratto di un moderno Masaniello, di un uomo che “va di fretta” per salvare il suo popolo. Attraverso la sua vicenda si racconta uno spaccato vivo della Napoli di frontiera, punto di osservazione privilegiato su una pagina di storia di Napoli (le ultime elezioni comunali che hanno portato alla ribalta il nuovo sindaco Luigi De Magistris). Ma più che lo sfondo “storico” su cui si dipana la vicenda, è l’umanità e il personaggio Vittorio a essere materia di racconto. Un personaggio dai contorni antichi e straordinariamente moderni, un piccolo grande italiano dal cuore buono pur nella sua sgangherata lotta in una realtà complessa e difficile come il quartiere Scampia di Napoli. [Michelangelo Severgnini]

BLACK STAR

Quattro amici italiani gestiscono una squadra di calcio di rifugiati politici con l’obiettivo di farla partecipare al campionato cittadino. In estate ottengono in gestione un campo di calcio abbandonato nel cuore del quartiere Pietralata, ma si trovano a fronteggiare l’opposizione di un gruppo di abitanti che hanno fondato un comitato di quartiere per rivendicare l’uso del campo. Grazie a un abile avvocato, il comitato ottiene un’ordinanza di sgombero. Pur di non rinunciare al proprio sogno, i ragazzi della squadra reagiscono barricandosi nel campo per quattro giorni, fino a un imprevedibile epilogo durante la notte di San Lorenzo.

Black Star è liberamente ispirato all’avventura legata ad una vera squadra di calcio di rifugiati, la “Liberi Nantes Football Club”. Ho conosciuto la squadra nel 2007 su un polveroso campo di calcio della periferia romana in occasione di una partita contro una squadra di ragazzi romani. In campo appariva uno striscione con la scritta: “free to play”. Credo che la suggestione di partenza del film sia stata proprio in quel “liberi di giocare”; l’aspirazione cioè a uno spazio di gioco che è anche di vita e di espressione. Un bisogno comune a tutti, che vale per un campo su cui giocare ma vale per la vita, per il lavoro, per il talento e per l’amore; vale per un rifugiato, per un clandestino, ma anche per un qualunque ragazzo italiano. Tutti cerchiamo la nostra strada, il nostro destino e una dimensione di vita da vivere liberamente. E tutti allo stesso modo questa possibile libertà la sentiamo minacciata dalla precarietà e dalla paura. Non volevo realizzare un film ‘sulla Migrazione’ ma raccontare piuttosto una storia di relazioni umane in bilico tra commedia e tensione. Il fenomeno della migrazione entra di riflesso nella vicenda, come catalizzatore di tensioni tra persone calate in una realtà quotidiana nella quale l’incertezza e la precarietà del vivere accomunano migranti e non migranti, ugualmente privi di identità e stabilità. [Francesco Castellani]

RAZZABASTARDA

Roman è un immigrato rumeno giunto in Italia trent’anni fa. La sua esistenza non è riuscita a districarsi dai giri dello spaccio di cocaina e dagli ambienti della piccola delinquenza. Ma Roman ha un sogno a cui non è disposto a rinunciare per niente al mondo: dare a suo figlio Nicu, che ha allevato senza madre, un’esistenza diversa e migliore. Ma può davvero un ragazzo che ha respirato fin dal suo primo vagito quell’ambiente e quelle dinamiche desiderare di essere qualcosa di diverso?

Razzabastarda è un adattamento della piece teatrale Cuba and His Teddy Bear che racconta la storia toccante di un rapporto d’amore irrisolto tra un padre, spacciatore di eroina, ed un figlio tossicodipendente. Il film parla il linguaggio della strada ed ha dimostrato in teatro, con il titolo Roman e il suo cucciolo, di poter colpire profondamente il pubblico e la critica. L’adattamento cinematografico curato da Vittorio Moroni dimostra che il mezzo filmico si adatta perfettamente a questa storia, entrando nelle pieghe più intime dei due protagonisti e raccontando il loro “mondo” così brutalmente attuale.Vedendo il film la sensazione più strana, ma allo stesso tempo eccitante e sorprendente è stato vedere che è esattamente come me lo ero immaginato. Questo è stato possibile grazie al coraggio della produzione che ringrazio, ma soprattutto ad una troupe totalmente coinvolta, di talento, che mi ha assecondato dandomi sicurezza e coraggio. Ho lavorato in libertà, senza mai tirare il freno e se questo film vi farà emozionare, sorridere, vorrà dire che quella visione, non “mediata” dal mezzo filmico, è riuscita, grazie al lavoro di tutti. Per me è stato davvero come vedere un sogno realizzarsi. [Alessandro Gassman]

CIRO – CORTOMETRAGGIO

Ciro ha 14 anni. Vive a Scampia. Le giornate trascorrono tra la scuola, il lavoro e il campo di calcio. Non ha punti di riferimento, se non il suo allenatore e Anna, sua amica d’infanzia. Nel quartiere vive anche Lello, un capozona circondato da persone che lo ammirano e rispettano, un mito per Ciro che lentamente comincerà a crollare.

Il film nasce dal laboratorio di scrittura creativa del Centro Territoriale Mammut di Scampia, nella periferia di Napoli. Il Mammut, realtà attiva da anni con i suoi percorsi educativi e i suoi interventi per bambini, è un ‘faro’ su uno dei territori più difficili della Campania. Con la sceneggiatrice Anna Coluccino, i ragazzi del Centro hanno ideato la storia di Ciro seguendo con la cinepresa un momento delicato della sua formazione e offrendo allo spettatore, attraverso i suoi occhi, la possibilità di vedere tutto ciò che caratterizza il suo mondo. [Sergio Panariello]

ALTRA MUSICA – CORTOMETRAGGIO

Mirko (Matteo Voltaggio), un ragazzo di 13 anni, esce da scuola ed è costretto a passare una giornata con il padre musicista, che conosce poco. Il furto della preziosa chitarra del padre, li costringerà a stare insieme per ritrovarla e segnerà per sempre la svolta del loro rapporto.

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