Una strana coppia arriverà il prossimo inverno sugli schermi italiani.
Sarà composta da Enrico Brignano e da Ambra Angiolini che sono stati scelti come protagonisti del remake della commedia francese La chance de ma vie di Nicolas Cuche che in Italia è uscita con il titolo Per sfortuna che ci sei.
La presentazione del film è avvenuta durante l’ultima edizione del Taormina Film festival, durante il quale l’attore romano ha parlato di questo suo nuovo progetto: il titolo della commedia sarà Stai lontana da me e a dirigere Brignano e la Angiolini ci sarà il giovane Alessandro Maria Federici.
Il film è previsto nelle sale per la seconda metà di novembre e, come dice proprio Brignano,
E’ un film che infrange un tabù, perché in Italia al cinema non si riesce mai a parlare con ironia e leggerezza di jella e di morte. All’estero lo fanno, e hanno successo. Nei film americani, il cattivo l’ammazzano, mica gli danno l’ergastolo.
Dai tempi di La patente con Totò credo che l’argomento al cinema non sia stato più toccato. Quello stesso Totò che all’inizio era stato piazzato in serie B, salvo accorgersi più tardi che ci trovavamo di fronte a una straordinaria serie A.
In occasione della presentazione di Per sfortuna che ci sei Enrico Brignano ha voluto anche dire la sua a proposito della critica situazione in cui versa il cinema italiano:
Insisto sul fatto che l’originale sia francese perché ormai la Francia è la regina delle commedie anche in Italia e non mi sembra un buon segnale, vista la lunga tradizione che il nostro paese può vantare.
Un tempo la commedia italiana affrontava in modo intelligente e divertente i temi più drammatici, il pubblico era quello dell’Italia della ricostruzione, della fame, dei poveri. Ma non c’erano i sederi e le volgarità che oggi sembrano indispensabili per far ridere il pubblico. Non sono le torte in faccia o l’amante nudo nascosto nell’armadio. La commedia è un’altra cosa.
E non manca anche di parlare della sua condizione di attore italiano comico in un’Italia troppo poco lungimirante e troppo poco attenta alle potenzialità dei suoi interpreti:
Ormai è un’abitudine consolidata quella di catalogare gli interpreti in attori di serie A e di serie B. Gli attori sono un involucro che va riempito e invece spesso si scelgono i protagonisti solo in base a quel che hanno già dato, non a quel che di diverso potrebbero dare. Io ho 47 anni, ho fatto cinema, teatro, televisione e credo di aver raggiunto una certa maturità professionale ma se chiedo di fare qualcosa di diverso vengo guardato con sospetto. Invece le esigenze di cambiamento andrebbero rispettate e gli attori andrebbero messi alla prova anche con ruoli che non hanno mai fatto in precedenza.