Gabriele Salvatores, impegnato sul set di Educazione Siberiana a Vilnius, parla del film tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Nicolai Lilin:
Per tanti motivi è come se fosse il mio primo film. Non avevo mai girato in inglese, con attori totalmente nuovi per me. Ho sempre lavorato in una specie di gurppo familiare. Il mio psicoanalista dice che era giusto il momento per diventare adulti.
Il regista aggiunge un elenco di prime volte:
E’ la prima volta di un film che non parte da me, mi è stato proposto da Cattleya, che lo produce e con cui avevo lavorato per Io non ho paura. E’ il primo film in costume, che copre un lungo arco di tempo, dalla fine degli anni 60 alla fine dei 90, e che giro in un luogo che non è quello dove si svolge la storia e dobbiamo cambiare insegne e scritte per le strade.
Il film racconterà la storia di due ragazzi, Kolima e Gagarin, che crescono insieme da criminali, entrando e uscendo dalle carceri. Ad un certo punto Gagarin cambierà, mentre Kolima rimarrà ancorato alle regole che gli ha insegnato Nonno Kuzja. Il libro sarà dunque diverso dal libro:
ma dal libro trae la linfa vitale. Lilin ci è stato molto vicino, ha approvato ogni stesura della sceneggiatura. E’ stato lui a disegnare i tatuaggi che nella cultura criminale raccontano la storia della persona, ogni crimine e ogni arresto, ogni azione.
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