Il film deriva dall’esperienza di vita del regista, che ha dovuto fare il cameriere e altri lavoretti, per realizzare il suo sogno.
Ha debuttato ieri nelle sale Drive me home, ed è un debutto anche per il regista Simone Catania, che ha raccontato magistralmente la storia degli emigrati moderni italiani, che hanno ripreso ad espatriare per necessità.
I protagonisti sono due amici di un piccolo comune siciliano che lasciano l’Italia e dopo 15 anni vogliono tornarci, dopo non essersi visti per tutto quel tempo all’estero. Antonio ed Agostino (Marco D’Amore e Vinicio Marchioni) si ritrovano dopo 15 anni per tentare di salvare la casa di Antonio nel suo piccolo paese sulle montagne siciliane. La casa di Antonio, ormai abbandonata, sta per essere messa all’asta, e così Antonio, nonostante tutto, coinvolge Agostino per aiutarlo a tenere una casa che ha dei forti ricordi per entrambi.
Il film
Ma questo nuovo incontro, a anni di distanza, svelerà anche le grandi differenze tra i due, accentuate dalla separazione, e dalle diverse esperienze, tanto che probabilmente i due non hanno più nessuna cosa da condividere.
In quindici anni si sono creati segreti da non rivelare, rivelazioni da dire, vecchi rancori e nuovi progetti. I due viaggeranno su un tir per riscoprire l’Italia, un po’ come il regista che lasciò il Belpaese per Londra, vent’anni fa. Simone Catania si identifica più in Antonio, che cerca di salvare la sua casa, ma Agostino è un suo alter ego interiore che gli ha permesso di scrivere la storia di entrambi.
Il film deriva dall’esperienza di vita del regista, che ha dovuto fare il cameriere e altri lavoretti, per realizzare il suo sogno:
“Antonio è diverso da me, ma in comune abbiamo il sentimento che appartiene a tutti gli italiani che vivono all’estero, alla ricerca di stimoli diversi per colmare un vuoto che senti quando hai l’impressione che il paese in cui vivi non possa darti niente”.
Catania non nasconde che la sceneggiatura ha richiesto molto tempo, ed è stata anche riscritta, dalla banale prima versione, su una storia classica di chi cerca di farcela, a quella del ritorno in patria per salvare la propria casa e le proprie origini.
Poi l’esperienza dell’autostop, in giro per l’Europa con i camionisti, riportata nel film, come la storia, realmente vissuta: “nella campagna del Trentino Alto Adige ho davvero vissuto e lavorato per lungo tempo come ‘wwoofer’, quei giovani agricoltori che girano l’Europa offrendo il proprio lavoro nei campi in cambio di vitto e alloggio, una sorta di hippie 2.0 che vive del rapporto diretto con la natura e del senso di comunità”.