Domenico Procacci parla di Diaz in un’intervista rilasciata a Il corriere della sera. Il produttore assicura che molti dei personaggi raccontati nel film sono veri:
[Il francese di colore] E’ un personaggio reale. Abbiamo parlato con lui, ci ha spiegato molte cose su quelle giornate. Così come abbiamo parlato con i ragazzi della Diaz. E con alcuni tra gli agenti che fecero irruzione nella scuola … anche il giornalista è un personaggio reale. Mark Covell. Ha già visto il film. Ha pianto. Ma non abbiamo calcato la mano, anzi. Perché Covell subì, inerme, un terzo pestaggio, che nel film non c’è. Non ci sono neppure le scene più cruente di Bolzaneto, come i piercing strappati e altre offese al corpo dei ragazzi fermati.
Il film vuole solo raccontare i fatti, partendo dalla risultanze processuali, senza essere condizionato dai pregiudizi, senza operare tesi, e senza schierarsi. Il copione è stato mostrato alla polizia che, però, non ha risposto:
Fin dall’inizio abbiamo cercato il dialogo con la polizia. E questo ci è costato l’attacco del comitato “Verità e giustizia per Genova”. Quando hanno saputo che avevamo mandato il copione al capo della polizia Manganelli, hanno chiesto di poterlo vedere anche loro. Ho risposto di no, perché a quel punto avremmo dovuto sottoporre il lavoro a molte altre persone, che avrebbero finito inevitabilmente di condizionarci. Così ci hanno accusato di voler fare un film dalla parte della polizia. Ovviamente, non era così. Speravamo però di avere da parte della polizia una reazione. Invece nulla … Non è un film contro la polizia, ma contro l’operato della polizia in quelle e, purtroppo, in altre circostanze. Proprio per lavorare in modo che episodi come la Diaz non si ripetano.