Non lascia nulla di non detto Dario Argento al suo intervento al Giffoni FIlm Festival.
Il maestro dell’horror italiano, interrogato sullo stato dell’arte del cinema italiano, parla chiaro e se la prende tanto con la politica che non dà il giusto valore a questa arte che ci ha reso famosi nel mondo ma anche con i registi stessi, ormai privi di idee e di coraggio.
Ci vorrà molto tempo per riprenderci da questa crisi, che è economica e di ispirazione. I giovani sono delusi, i tagli sono una catastrofe, non c’è la possibilità di sperimentare. Il cinema italiano in Europa è ai suoi punti più bassi.
Non ci si può certo aspettare da un personaggio come Dario Argento quella dose di diplomazia che servirebbe a mantenere i toni bassi, soprattutto dopo le recenti polemiche sul taglio dei fondi per il cinema voluto dal Governo. Lui, che in Italia ha visto nascere la sua carriera, lunga 43 anni, ma che solo all’estero ha raggiunto il giusto onore – film come Profondo Rosso e Le tre madri hanno avuto molto più successo all’estero che in Italia – vede in Italia una situazione per il cinema ai limiti del collasso.
Un collasso dovuto non solo allo stallo economico e di investimenti per la settima arte, ma sopratutto uno stallo di idee, che, a sua volta, è causato dal sistema di finanziamento dei film, sopratutto per un genere così particolare come l’horror:
Gli horror di oggi? Penso che da quando le banche sono diventate le vere proprietarie dei film, il cinema non è più lo stesso. I film sono diventati banali, pieni di effetti speciali, superficiali. La suspance è sostituita da scene d’effetto che possono fare anche i bambini.
È una questione di cultura del cinema, nel resto del mondo sono più evoluti di noi. Penso alla Francia o al mondo orientale. In Giappone esiste persino un ristorante che si chiama Suspiria.
E, in tutto questo, non poteva certo mancare la stoccata finale al colui che viene spesso definito come il suo erede, Federico Zampaglione, che ha sempre detto, in modo particolare per il suo ultimo film Tulpa, di avere come modello e ispirazione proprio Dario Argento.
Alla domande se Zampaglione può essere davvero considerato il suo erede, il maestro del brivido risponde:
No, non credo. Non c’entra niente con me. I suoi film non hanno a che fare con i miei. Forse è lui che crede di essere il mio erede. E poi: davvero ha avuto successo?