Esco domani nelle sale italiane il docu-film Che strano chiamarsi Federico, ultima opera del regista Ettore Scola che è voluto tornare dietro alla macchina da presa dopo più di dieci anni di inattività per omaggiare l’amico e collega nel ventennale della sua morte.
Due dei registi più influenti del nostro tempo si incontrano in quel luogo magico che è il cinema. Chi racconta – Ettore Scola – è ancora con noi, mentre il soggetto del suo racconto – Federico Fellini – è purtroppo scomparso tra molto tempo (il 31 ottobre 2013 si celebrerà il ventennale della sua morte), e la pellicola è l’unico luogo nel quale i due colleghi e amici possono ancora incontrarsi.
Ettore Scola si era ripromesso che non avrebbe fatto più film fino a che Berlusconi fosse stato al potere, ma per celebrare l’amico Fellini ha fatto un’eccezione, andando alla ricerca, insieme alle figlie Paola e Silvia che hanno contribuito alla scrittura di Che strano chiamarsi Federico, dei suoi ricordi, dei materiali d’archivio e anche delle tante emozioni che hanno accompagnato la loro vita e la loro carriera.
Si parte da molto lontano. Da quel 1939 che vede arrivare a Roma un diciannovenne Federico Fellini, al quale, qualche anno dopo, si aggiungerà anche il sedicenne Ettore Scola. I due si incontrano nella redazione del giornale satirico Marc’Aurelio e da lì inizia la loro profonda amicizia.
Che strano chiamarsi Federico – Il trailer
Scola in Che strano chiamarsi Federico ci porta negli anni ’50, facendoci conoscere i loro amici di quegli anni – come Maccari, Sordi, Mastroianni – , portandoci sui set dei loro film, nelle loro case e ancora a Cinecittà e al famoso Teatro 5.
Dal suo debutto nel 1939 come giovane disegnatore, al suo quinto Oscar nel 1993, anno del suo settantesimo e ultimo compleanno, Federico viene ricordato da Ettore come un grande Pinocchio che per fortuna non è mai diventato “un bambino perbene”.