Grande entusiasmo ha scatenato la candidatura di Cesare deve morire dei fratelli Taviani come potenziale nomination nella cinquina del Miglior film straniero ai prossimo Oscar 2013. Dopo il salto vi proponiamo alcune dichiarazioni rilasciate da Agnese Fontana produttrice del film dei Taviani, che dopo aver ricevuto a Roma il Premio Anima sono attesi negli States per partecipare al New York Film Festival.
La Fontana si fa orgogliosa portavoce della parte femminile del team produttivo della pellicola che include anche Grazia Volpi (produttore) e Donatella Palermo (produttore esecutivo):
Un progetto non facile che ha richiesto l’unione di più forze, ma universale; sa arrivare al cuore della gente. I “ragazzi” [Paolo e Vittorio Taviani ndr] hanno una purezza nello sguardo che grazie alla loro esperienza diventa entusiasmo con la profondità che spesso la giovinezza non riesce ad avere. Un film che parla al cuore degli spettatori nonostante elementi che potrebbero scoraggiare ad andare al cinema [la produttrice si riferisce al bianco e nero, al testo teatrale e al fatto che il film sia girato interamente in un carcere ndr] E invece la gente ci va, perché la tematica che viene affrontata è assolutamente universale e aperta all’immedesimazione vista con l’emozione, in primis, dei due direttori che l’hanno saputa raccontare in modo così intimo.
La produttrice approfondisce sulla genesi del film:
Quello che viene portato ‘in scena’, in fondo, non è altro che quello che è stato vissuto in prima persona (dai registi, ndr) nel rapporto con i detenuti durante il laboratorio teatrale. [Il Giulio Cesare] è un testo universalmente riconosciuto e amato colmo di tematiche come la gestione del potere e la difficoltà della vita che non poteva non compenetrare e coinvolgere gli attori detenuti.
La citazione dal film: “Da quando ho conosciuto l’arte, questa cella è diventata una prigione” innesca una riflessione della produttrice sull’arte come veicolo espressivo e di riscatto:
L’arte sia espressione alta dell’uomo, vera libertà anche in un luogo dove la coercizione è totale. Arte che ti porta a un dialogo interiore, a uno stato di coscienza e infine a liberarti ‘fuori. Un percorso che nei più felici dei casi porta alla libertà e al reinserimento sociale.
La Fontana riserva in ultimo uno speciale ringraziamento alla Sacher Film:
Un film partito con idee forti ma con un budget ridotto. Un progetto in cui all’inizio si faceva fatica a credere nonostante la firma dei Taviani. Tra i primi a scommettere sulla carta, quando il film doveva essere ancora concluso, la distribuzione Sacher che devo riconoscere ha fatto un lavoro incredibile accanto alla produzione.
(Fonte ADNkronos)