Cesare deve morire, nonostante la mancata corsa agli Oscar 2013, purtroppo il film dei fratelli Taviani non ha superato la preselezione alla categoria Miglior film straniero, resta comunque il film italiano più premiato del 2012 con ben 111 festival all’attivo e 26 premi vinti, tra cui 4 Nastri d’argento e 5 David di Donatello.
E oggi ci giunge la notizia che i premi potrebbero diventare 27, visto che per inaugurare il nuovo anno, gli inossidabili fratelli cineasti il prossimo 9 gennaio presenteranno il loro film a New York, dove concorrerà per l’Heterodox Award riconoscimento assegnato in occasione dei Cinema Eye Honors, prestigiosa competizione d’oltreoceano riservata alle opere internazionali di nonfiction.
Teatro del carcere di Rebibbia. La rappresentazione di Giulio Cesare di Shakespeare ha fine fra gli applausi. Le luci si abbassano sugli attori tornati carcerati. Vengono scortati e chiusi nelle loro celle.
Sei mesi prima: Il direttore del carcere e il regista teatrale interno spiegano ai detenuti il nuovo progetto: Giulio Cesare.
Prima tappa: i provini.
Seconda tappa l’incontro col testo. Il linguaggio universale di Shakespeare aiuta i detenuti-attori a immedesimarsi nei personaggi.
Il percorso è lungo: ansie, speranze, gioco. Sono i sentimenti che li accompagnano nelle loro notti in cella, dopo un giorno di prove.
Ma chi è Giovanni che interpreta Cesare? Chi è Salvatore – Bruto? Per quale colpa sono stati condannati? Il film non lo nasconde.
Lo stupore e l’orgoglio per l’opera non sempre li liberano dall’esasperazione carceraria. Arrivano a scontrarsi l’uno con l’altro, mettendo in pericolo lo spettacolo.
Arriva il desiderato e temuto giorno della prima. Il pubblico è numeroso e eterogeneo: detenuti, studenti, attori, registi.
Giulio Cesare torna a vivere, ma questa volta sul palcoscenico di un carcere. È un successo.
I detenuti tornano nelle celle. Anche “Cassio”, uno dei protagonisti, uno dei più bravi. Sono molti anni che è entrato in carcere, ma stanotte la cella gli appare diversa, ostile. Resta immobile. Poi si volta, cerca l’occhio della macchina da presa. Ci dice: ” da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione”.
(fonte Cinemaitaliano.info – Photo Credits | Getty Images)