Caro Nanni, avevi ragione tu sul Papa

Musica e cinema? Due arti con la sfera di cristallo. Qualcuno ricorderà “La ballata di Renzo”, nastro inedito in cui Rino Gaetano descrisse vent’anni prima dell’accaduto le circostanze della sua morte: dall’incidente sulla Nomentana all’omissione di soccorso di alcuni ospedali di Roma al momento del suo arrivo. Andò così.

Nanni Moretti, un altro profeta del nostro tempo, ne sa qualcosa. Nel 2006 uscì “Il caimano”. Una visione ante litteram del futuro giudiziario di Silvio Berlusconi. Nanni Moretti ne preconizzava l’ingresso in un’aula di tribunale per assistere alla lettura di un processo. Lo ha visto prima degli altri solo e indifeso, agli angoli di un ring, abbandonato al suo destino dai suoi alleati. In fondo, per un anno e mezzo è andata così. Quanti ‘amici’ ha perso Berlusconi?

Certo, questa profezia non è nulla in confronto  a quella contenuta in “Habemus Papam”. Era il 2011 e Moretti lo fece uscire in concomitanza con il festival di Cannes.

Oggi, a distanza di due anni, Papa Benedetto XVI dichiara che non ha più la forza di fare il suo ‘lavoro’. Così, lascia. Si dimette. Abbandona il pontificato per età avanzata. Lo fa per il bene della Chiesa, a dispetto del proverbio “Morto un Papa se ne fa un altro”.

Torniamo ad “Habemus Papam”: nel film di Moretti, dopo la morte di un pontefice si riunisce a Roma il conclave per l’elezione del suo successore. Varie fumate nere nei primi scrutini, poi il raggiungimento del quorum. Viene eletto Papa, a sorpresa, il cardinale Melville (Michel Piccoli).

Al momento del “Nunzio vobis”, però, Melville ha un attacco di panico e scappa. Lascia tutti a bocca asciutta. La cerimonia viene interrotta poco prima che il cardinale protodiacono sta per eleggere il nuovo Santo Padre.

Tutti si chiedono dove sia finito Melville. La sua crisi depressiva lo conduce in cura dallo psicanalista Brezzi. Il luminare del settore è interpretato dallo stesso Moretti. Brezzi/Moretti (nei suoi film il regista romano si assegna sempre un ruolo significativo, atto spesso a divulgare nella maniera più diretta possibile le idee su vita, politica, costume e società) prende in cura il futuro Papa. Ne diagnostica poco: depressione e senso di frustrazione.

Ma il clou dell’analogia si ha quando Melville, che nel frattempo ha perso la sua identità, confessa a Brezzi di nutrire forti dubbi sulla sua vocazione e di non avere più la forza necessaria per svolgere il suo obbligo nei confronti di Dio.

Qui, “Habemus Papam” inizia a virare verso il surreale. Prima, però, Melville chiede che un nuovo conclave venga riunito per scegliere un altro Papa.

Poi la svolta: i cardinali convincono Melville a tornare in Vaticano. Ecco la seconda analogia, che ci riporta alla giornata di oggi, al concistoro per la canonizzazione dei due martiri di Otranto e alla decisione ‘improvvisa’ di Ratzinger: in “Habemus Papam”, il Pontefice fa ‘ritorno’ in Santa Sede e rivela a tutti di non possedere più la forza per  guidare la Chiesa in un momento di scelte tanto difficili per gli uomini.

Caro Nanni, anche questa volta avevi ragione tu.

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