Ambiguità e passione. Follia e razionalità. Difficile concentrare in pochi aggettivi il cinema visionario del grande regista e attore Nanni Moretti.
Probabilmente, però, è più facile delineare le principali note della sua poetica mediante la caratterizzazione del personaggio di Michele Apicella, alter – ego di Moretti in una serie di film di successo.
Uno di questi è sicuramente “Bianca”. Un film che oggi la critica considera il lavoro che ha consacrato Moretti definitivamente.
In “Bianca”, il celebre Michele (eponimo Morettiano al quale ogni volta viene affidato un ruolo diverso) è un giovane docente di matematica alle scuole superiori appena assunto presso un istituto sperimentale intitolato alla memoria di Marilyn Monroe.
Michele, ogni giorno, deve vedersela con un preside bizzarro. Ma è tutto l’istituto ad essere … particolare. I docenti hanno a disposizione uno psicologo e, strano a dirsi, hanno paura degli alunni.
Il professore, nella sua vita privata, è un uomo solo. Un paranoico, goloso, pieno di manie. Una di queste? Non riesce a fare a meno di essere invadente. Pone di continuo domande indiscrete a tutti, ed è fissato per le calzature. Parla spesso e volentieri di amore e affetti. Di relazioni. Non vorrebbe, anzi, parlare d’altro.
Inoltre, Michele cataloga e colleziona feticci e appunti su coppie di vicini di casa e amici sulle cui storie d’amore vorrebbe intervenire per impedire che vadano allo sfacelo.
Un giorno Michele incontra Bianca, interpretata da Laura Morante, docente di francese. I comportamenti di Michele nei confronti della bella professoressa diventano ogni giorno più strani. Il finale è in crescendo, imprevedibile e capace di restare impresso nella memoria dei più. Che fine fa il professore? Come finisce Bianca e il rapporto di lui con costei?
Dal punto di vista tecnico, le note di merito del film sono molteplici. Forse anche di maggior rilievo in confronto alla trama, che come spesso succede è un insieme di particolari curiosi. Un flusso di coscienza che da sempre caratterizza la produzione morettiana e che è tale da sovrastare la storia in sé.
La sceneggiatura di “Bianca” è matura, vellutata. La caratterizzazione di Michele Apicella è complessa, ben orchestrata.