Un intenso discorso dell’attrice Benedetta Porcaroli contro il body shaming è stato ascoltato il 27 agosto al Giffoni Film Festival dai giovani giurati. L’attrice interpreta Chiara nella serie televisiva Baby, che racconta lo scandalo delle baby squillo del quartiere Parioli di Roma. Per questo il suo discorso sul body shaming, nato dall’esperienza sul set, è un argomento ancora più attuale.
Quello del body shaming è un argomento che inizia a innervosirmi. Soprattutto sui social, tutte abbiamo la cellulite. Facciamo un movimento intellettuale che vada oltre i filtri e solo così possiamo cambiare insieme. Non nascondiamo i nostri difetti, cerchiamo di accettarci per come siamo.
Il suo discorso è stato ripreso da Ansa in un articolo pubblicato ieri, 27 agosto.
Da bambina frequentavo quelle zone e quando mi hanno proposto questa serie ero contenta. Da una parte c’era un forte coinvolgimento e dall’altra quella voglia di rendere giustizia a una vicenda così complessa. Non immaginavamo un successo così travolgente, il lato malinconico e disincantato di Chiara è forse un po’ lo stesso mio.
Era il 2013, come ricordavano i quotidiani, quando si aprì l’inchiesta sulle baby squillo dei Parioli, un caso che vedeva coinvolte due ragazzine minorenni. Francesca (nome di fantasia) si imbatté in un imprenditore mentre cercava lavoro su Internet. Un annuncio prometteva soldi facili e da lì iniziò l’inferno. Gli aguzzini avevano affittato un seminterrato nei Parioli e lì si svolgeva l’attività illecita. Al giudice, nel 2019, aveva raccontato:
A volte facevo uso di stupefacenti. Non so collocare un momento specifico in cui ho iniziato. È stata un’escalation. Da quello che poteva essere una canna fino poi alla cocaina. Adesso ho smesso.
L’inferno durò 3 mesi. C’è da precisare che Baby non è una docufiction sull’inchiesta ma sarà solamente ispirata alla vicenda per raccontare il problema della prostituzione minorile e dei drammi familiari. Nel discorso di Benedetta Porcaroli contro il body shaming c’è una forte denuncia verso l’uso smodato della libertà d’espressione – che molto spesso diventa una scusa – sui social, un dito dietro il quale si nascondono l’odio e il disprezzo per il prossimo, un fenomeno ancora troppo dilagante e che offre uno spaccato sul marcio ancora troppo presente nella società contemporanea.