Bella addormentata, Marco Bellocchio risponde alle polemiche sul film

Bella addormentata di Marco Bellocchio, nei cinema dal 7 settembre, dopo la delusione veneziana continua a far discutere per i suoi contenuti sull’eutanasia ispirati dal caso di Eluana Englaro. Durante un incontro con il regista nell’ambito della rassegna Venezia a Roma, hanno preso la parola alcuni esponenti del Movimento Militia Christi, che hanno polemizzato e criticato l’assenza nel film di pareri e documentazioni mediche sullo stato di salute di Eluana Englaro.

Bellocchio, presente all’incontro con gli sceneggiatori Stefano Rulli e Veronica Raimo e due attori del nutrito cast, Alba Rohrwacher e Pier Giorgio Bellocchio, ha risposto senza mezzi termini:

Perchè i cattolici non fanno un loro film su Eluana? Me lo chiedo ogni volta che sento delle obiezioni. I soldi non dovrebbero essere un problema, hanno strutture miliardarie…Bella addormentata non è un film sull’eutanasia né sul suicidio. Io ho le mie idee e dal film vengono fuori, ma non ho voluto farne una bandiera del laicismo. È un film vitale, in cui ci sono morti e tragedie ma i personaggi provano a trovare vie d’uscita, a non subire la morte. C’è alla base un movimento verso la vita.

Anche Rulli conferma l’estraneità della trama del film al caso Englaro che è solo una fonte d’ispirazione, un innesco narrativo:

Era affascinante l’idea di fare film che parte dalla storia di Eluana ma non è su di lei e si concentra su una cosa difficile da raccontare, ossia lo spazio tra il momento in cui finisce la vita e quello in cui arriva la morte. E’ uno spazio sospeso, pieno di emozioni. Nel film, i personaggi ruotano intorno a questo spazio emotivo, dell’anima, e si chiedono che cosa è giusto…Non ci sono personaggi positivi e negativi, non è una battaglia di civiltà. Il film non dice che i cattolici hanno sbagliato e che la sinistra ha fatto una guerra giusta. Il sentimento con cui Marco si è avvicinato al tema è di rispetto. Ci vuole coraggio oggi non tanto per raccontare la storia di Eluana, ma per rapportarsi ai personaggi con uno sguardo diverso, rompendo lo schema delle aspettative che hanno gli altri.

Alba Rohrwacher parla del suo personaggio, Maria, una ragazza credente che cambierà la sua posizione all’inizio molto rigida nel voler preservare al vita ad ogni costo:

Maria all’inizio potrebbe risultare antipatica, così forte della sua convinzione. Quello che mi piace di lei è il suo cambiamento, la capacità che ha di rivalutare tutto grazie alla storia d’amore, per guardare in modo diverso quello che le è accaduto e il passato…Sui set [di Marco] c’è tanta libertà creativa, la condizione ideale per un attore che può proporre sua visione personale. Con Marco si crea un dialogo vivo, si ragiona insieme sulle scene e si fa un lavoro il più autentico possibile, dove nulla è lasciato al caso.

Pier Giorgio Bellocchio descrive l’esperienza sul set con il padre:

La conoscenza reciproca e i tanti film fatti insieme mi hanno fatto capire com’è il suo modo di lavorare e viceversa, lui capisce dove posso arrivare, come in questo film. E’ una scuola privilegiata per me, senza dubbio, ma che mi sono dovuto conquistare, ho fatto tanti film prima di avere un ruolo da protagonista. Interpreto un uomo ancora irrisolto, che fa bene il suo lavoro. L’incontro con una persona che vuole distruggersi scatena dentro di lui un desiderio di confronto profondamente umano e affettivo. Scatta qualcosa di non verbale, il medico si mette in gioco totalmente, andando anche contro le regole deontologiche.

(Fonte Cinegiornalisti.com – Photo Credits | Getty Images)

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