At the end of the day, conferenza stampa e foto

Si è tenuta stamattina, presso la Casa del Cinema di Roma, la presentazione di At the end of the day – Un giorno senza fine, l’action-thriller diretto da Cosimo Alemà, che uscirà nelle sale il 22 luglio. Dopo il salto trovate la trascrizione della conferenza stampa e le immagini del photocall.

In che modo hai legato lo spunto iniziale del gioco del soft-air con la pericolosità della guerra?

COSIMO ALEMÀ: Il film ha avuto una genesi particolare. In realtà l’idea ci è venuta mentre giravamo un videoclip per Le Vibrazioni sul tema della guerra, e sulla location delle riprese sono arrivate alcune squadre di soft-air. Mi ha colpito il modo in cui si atteggiavano a veri soldati e il fatto che fossero super-attrezzati: era buffo guardarli mentre si sparavano con armi giocattolo. L’idea per il film è stata proprio quella di metterli in contrapposizione con dei “bifolchi” dotati di armi vere: questo è uno degli spunti di riflessione offerti dal film. In seguito facendo delle ricerche abbiamo scoperto che nei primi anni ’90, nei Balcani, si erano verificati parecchi episodi che riconducevano alla storia del film. In quegli anni ci furono infatti diversi eventi di violenza con protagonisti ex-militari.

ROMANA MEGGIOLARO: L’idea centrale del film è che un’arma, una volta innescata, prima o poi è destinata a sparare. Si tratta in qualche modo di una sorte ineluttabile che deriva dalla violenza caratteristica della guerra, una violenza che ti rimane dentro e che non è disinnescabile.

Per At the end of the day vi siete ispirati in qualche modo a un filone di thriller americani degli anni ’70 e ’80, come ad esempio Un tranquillo week-end di paura?

COSIMO ALEMÀ: In effetti ci siamo ispirati a diversi film, fra cui Un tranquillo week-end di paura. Questo titolo è sicuramente un capolavoro con il quale ci siamo confrontati, ma non dal punto di vista del senso del film. Mentre la pellicola di John Boorman era incentrata sul rapporto fra uomo e natura, At the end of the day induce a una riflessione di tipo differente, più incentrata sulla metafora del “gioco” della guerra. È un film che vuole raccontare in maniera realistica ciò che può avvenire nell’arco di pochissime ore.

Da cosa è dipesa la scelta di lavorare con un cast internazionale, girando in inglese, e di utilizzare una Red Cam?

COSIMO ALEMÀ: Il film è ambientato in un non-luogo: non volevamo che dalla storia filtrasse alcun riferimento temporale o geografico. In questo senso, intendevamo fare un film che non fosse destinato soltanto al pubblico italiano, quindi è stato doveroso girarlo in inglese e con attori madrelingua. La Red Cam rappresenta un innovativo sistema di ripresa digitale utilizzato oggi per molti film, fra cui The social network. È una macchina da presa molto versatile; in realtà l’intero film è stato girato utilizzando due macchine. La scelta di girare con la macchina a mano fa parte del mio stile registico. Inoltre la scelta del digitale permette di lavorare con un approccio nuovo e moderno alla fotografia.

Come avete scelto Michael Lutz, l’attore che interpreta il ruolo dello “zio”?

ROMANA MEGGIOLARO: Abbiamo fatto dei casting a Londra a cui si sono presentate circa cinquecento persone, e fra queste c’era Michael Lutz, un attore di origine tedesca. Ai provini non abbiamo capito subito se fosse pazzo sul serio, ma per Cosimo lui è stato immediatamente la prima scelta. Alla fine, Michael è quello che ha creduto più di tutti in questo progetto e gli sarebbe piaciuto realizzare anche un sequel.

COSIMO ALEMÀ: In effetti abbiamo rimodellato il personaggio su Michael. Lutz si è approcciato al film in maniera particolare, e per immedesimarsi meglio sul set ha evitato contatti con gli altri attori.

Nel film ha una grande importanza l’aspetto sonoro; cosa puoi dirci al riguardo?

COSIMO ALEMÀ: Sì, abbiamo riservato una grande attenzione all’aspetto musicale. Volevamo che il film avesse un sonoro diverso rispetto ai cliché del genere, e quindi abbiamo cercato materiali sonori particolari. Il film contiene solo brevi frammenti di musica, e mai musica ritmica né iperdilatata. Le musiche originali sono state composte dal gruppo Women in the Woods, e sono musiche che si mescolano al sound design in maniera serrata. Poi abbiamo contattato Anja Franziska Plaschg, una cantante ventenne austriaca: spesso guardavamo il montato con in sottofondo un suo disco, e si creava un effetto di contrasto fra la dolcezza della musica e le scene angosciose. Infine, il gruppo Hammock ha composto le musiche per le scene legate alla natura.

Come definiresti At the end of the day?

COSIMO ALEMÀ: Si tratta di un action-thriller; del resto la mia cifra stilistica non è certo la commedia. Non volevo fare un film autoriale, ma ho preferito puntare su un canovaccio narrativo semplice e su una storia interessante anche per l’estero. Per il mio prossimo progetto cinematografico, ho intenzione di girare un thriller drammatico di ambientazione metropolitana.

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