As Film Festival 2015: i premi finali

Si è conclusa a Roma, la terza edizione dell’As Film Festival, festival internazionale di cinema ed arti visive diretto da Giuseppe Cacace, curato dall’associazione Not Equal e realizzato con la partecipazione attiva di giovani nella condizione autistica e Sindrome di Asperger, che si è tenuto a ingresso gratuito presso il MAXXI Museo Nazionale delle arti del XXI secolo il 14 e il 15 novembre. Due giorni fitti di proiezioni, incontri, performance teatrali, letture, con ospiti l’attrice e regista Valentina Carnelutti e l’attore e musicista Stefano Fresi. In programma un doppio omaggio allo scrittore Oliver Sacks, ma anche la performance teatrale Emoticons!, di Paolo Manganiello e Chiara Palumbo, che ha visto in scena 15 giovani attori nella condizione autistica. Premiati corti provenienti da Italia, USA, Cuba, ma anche Iran, Grecia e Spagna.

Ecco i premi finali della terza edizione dell’As Film Festival e relative motivazioni:

Sezione Punti di Vista

Premio Miglior Corto Italiano

Bellissima di Alessandro Capitani

Per la semplicità, la freschezza e il modo diretto con il quale affronta temi importanti come la differenza tra essere e apparire, bellezza interiore ed esteriore, stereotipi di genere e aspettative personali narrati con grande attenzione alla messa in scena e alla scelta degli interpreti. E perché una favola può essere raccontata anche attraverso una storia reale.

Sezione Punti di Vista

Menzione Speciale Corto Italiano

La sedia di cartone di Marco Zuin

Toccante e colorato documentario di narrazione che partendo dal reale riesce a costruire una storia esemplare di cura e inclusione.

Premio Confronti – Il Cinema come rappresentazione del sociale

Namnala di Nacho Solana (Spagna)

Per la sua capacità di indagare nel sentimento umano. Forte è il richiamo al ruolo della memoria, senza dimenticarsi il progresso che oggi impone la sua velocità e ci indica la nostra inutilità. Emerge l’idea della società di oggi, dell’usa e getta, un materialismo che ha preso il sopravvento sul custodire e prendersi cura. L’attaccamento ai vecchi elettrodomestici di quei clienti, che ancora entrano nella vecchia bottega dell’“artigiano” sfiduciato, traccia un solco per una via d’uscita. Un allarme velato ci ricorda la nostra precarietà e quella della nostra memoria ormai “digitale” che stiamo archiviando e rischiamo di perdere. Nel gioco delle parti e dei soggetti emerge che solamente l’uomo, se vuole, può salvare sé stesso e la propria memoria per ritrovare fiducia oltre i pregiudizi e le paure narrate nelle nenie infantili. E poi c’è l’attuale dimensione del viaggio, la fuga per la salvezza, con la propria vita custodita in un “vecchio cofanetto” (la telecamera) grazie al quale, con l’aiuto di un altro uomo, con-dividere il perduto amore. Garbatamente, senza abusare di strategie d’effetto e con tanta umiltà il corto indaga nel dolore umano e nella fatica del vivere. Tutto, nell’armonia delle poche note sapientemente utilizzate, indica la strada per quell’umanità che pensavamo perduta. L’empatia è la via maestra.

Continua…

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