Alle 13:45 di oggi, 30 Agosto, terza giornata della 70° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, toccherà ad Alessandro Rossetto tenere alto il nome dell’Italia. Il regista, alla sua prima opera di fiction, dopo una lunga carriera nel documentario, porta al Lido Piccola Patria, una storia difficile e dura ambientata nel Triveneto.
Il film, è presentato nella Sezione Orizzonti.
Alessandro Rossetto porta alla 70° edizione della Mostra del Cinema un film duro, del quale sono protagoniste due giovani ragazze, due amiche, che vogliono emanciparsi dalla loro condizione , andarsene dal piccolo paese di provincia dove sono nate. Per realizzare questo desiderio, le due giovani sono disposte a tutto. Un tutto che si trasforma un un ricatto sessuale, dove Luisa usa Bilal, il suo fidanzato albanese, e Renata usa il corpo di Luisa per muovere i fili della propria vendetta.
Si tratta di una storia altamente drammatica, dove tutti i personaggi alla fine del tragitto non sono più come prima. Un film con una sua violenza, che diventa parabola del cambiamento. È un film di corpi, perché sono soprattutto loro a narrare direttamente la storia, che sfocia nel finale nel melò.
Due giovani ragazze profondamente diverse tra di loro, Luisa è piena di vita, disinibita, trasgressiva, mentre Renata è oscura, arrabbiata, bisognosa d’amore, ma profondamente legate dalla condivisione di quel desiderio di fuga, quella voglia di scappare che le porterà a mettere a rischio se stesse, chi amano e la loro stessa vita.
La storia di Piccola Patria si svolge nel Triveneto, con attori che parlano nel loro dialetto e in albanese. Un luogo indefinito che potrebbe essere un qualsiasi luogo
una zona oscura della nostra cultura, del nostro presente, non strettamente legato a una realtà italiana, tantomeno triveneta, quanto europea, globale, e al tempo stesso intima e proprio per questo universale.
In qualche modo Piccola Patria è un film che racconta una storia in termini classici e i personaggi rispondono a degli archetipi. Storie contemporanee che potrebbero accadere in ogni periferia. Da qui la necessità di questa vaghezza. Anche il territorio lo è, spesso ripreso dall’alto, indefinibile. E poi lascia anche a una “libertà degli attori“, di grande spontaneità, molto lontana allo stile americano.