Film di Luigi Comencini del 1960, Tutti a casa è uno dei più grandi documenti cinematografici italiani del secondo dopoguerra.
Vincitore del premio della giuria al Festival di Mosca e di due David di Donatello (uno ad Alberto Sordi e l’altro al produttore De Laurentiis), tutti a casa unisce commedia e tragedia in un continuum narrativo che ripercorre la sorte dei soldati italiani dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio.
I soldati italiani -nel film egregiamente interpretati da Alberto Sordi e Serge Reggiani– a quel punto si trovano più senza alcun ordine da eseguire e vagano senza meta per l’Italia. I soldati sono metafora di tutta una nazione allo sbando in cui l’unico obiettivo è quello della sopravvivenza.
Un lungo viaggio verso casa è quello che li attende, reso ancor più difficile dalla presenza dei soldati tedeschi, non più alleati ma acerrimi nemici, che tentano in ogni modo di salvare il salvabile. Ma il sottotenente Alberto Innocenzi (Alberto Sordi), assieme al geniere Ceccarelli (Serge Reggiani) e al sergente Fornaciari (Martin Balsam) partono per il loro viaggio.
Innocenzi riesce a raggiungere la sua casa, ma lì c’è il padre che lo vorrebbe vedere arruolato nell’esercito della Repubblica Sociale. Non può, Innocenzi, e si rimette in viaggio verso il sud, alla ricerca del suo compagno Ceccarelli. Si trova così in una Napoli assediata e, da soldato ligio al dovere e alla patria e di fronte all’uccisione del compagno di battaglie ormai divenuto amico, si unisce alla lotta per la liberazione della città.
Tutti a casa è un egregio esempio di come la commedia italiana si sia fusa con il neorealismo e, laddove nel film questa unione non è stata resa dalla sceneggiatura (peraltro formidabile), il compito viene svolto in maniera mirabile da Alberto Sordi.
Per lui si tratta della seconda prova come soldato -la prima fu ne La Grande Guerra di Monicelli– e, di nuovo, dà di questo personaggio un’interpretazione brillante e coraggiosa, sempre al limite fra il serio e il faceto, che lo porta, nuovamente, ad ergersi come icono cinematografica dell’italiano medio, con tutti i suoi vizi e le sue virtù.
Notevole la presenza di un altro mostro sacro del cinema italiano, Eduardo De Filippo, che in Tutti a casa interpreta il padre del soldato Innocenzi, rappresentante, per età ed educazione, dell’Italia patriottica che si pone in forte contrasto con quella dei soldati, vittime di un’ideologia malsana che condusse il paese al disastro e alla resa incondizionata.